Il colosso di Sky è diventato un ottimo competitor nella promozione e diffusione di film e serie tv originali. Nell’ultimo anno e mezzo e soffermandoci solo sul settore della serialità, il pubblico ha potuto apprezzare diversi prodotti di ampio respiro – tutti italiani – che hanno permesso di esportare all’estero storie e visioni diverse del nostro Paese. Gomorra è stata la prima, ma dopo di lei sono succedute Il Re, Christian, A casa tutti bene e molti altri. A questa sfilza di titoli si aggiunge anche Il grande gioco, serie che è disponibile, per l’appunto, su Sky e NowTv dal 18 novembre, in onda ogni venerdì per 4 settimane. Nonostante si continua a guardare alla grande tradizione americana, lo show è un grande passo in avanti per la serialità italiana. Di ottima fattura, i primi due episodi hanno convinto per uno stile frenetico e una storia in odore di saga familiare.
Il grande gioco, prodotta da Sky Studios e da Èliseo Entertainment, è diretta da Fabio Resinaro e Nico Marzano e racconta, con un tratto molto tagliente, il mondo del calcio e il suo lato oscuro. Si focalizza in special modo sul calciomercato, mettendo in mostra i suoi retroscena e le adrenaliniche trattative. Uno sguardo nuovo al mondo dello sport. Da sempre patinato ed edulcorato, qui si va ben oltre queste caratteristiche e si costruisce un universo fatto di patti scellerati e di intrighi familiari.
Un procuratore calcistico in cerca di fama e soldi
Francesco Montanari interpreta Corso Manni. Per anni è stato uno dei procuratori calcistici della ISG, una delle più grandi società italiane di talent sportivi. Finito in prigione a causa di un brutto giro di scommesse, una volta che è stato assolto da tutte le accuse, l’ex golden boy della ISG cerca di tornare al suo lavoro e di riprendersi il titolo di procuratore calcistico. Ma il mondo che Corso conosceva adesso non esiste più. La società è allo sbaraglio a causa di una faida tra fratello e sorella, spinta da Dino de Gregorio (Giancarlo Giannini) che non intende dividere il suo impero con nessuno. Corso spera di poter approfittare di questo momento di sbandamento per riprendersi il titolo di procuratore e tornare a ciò che sapeva fare meglio. La situazione, però, non è così semplice. In questo contesto, già di per sé molto complicato, prende forma un gioco di alleanze con l’ingresso di Sasha Kirillov, imprenditore russo, con l’intenzione di entrare a gamba tesa nel mercato calcistico italiano e conquistare le quote azionare della ISG.
Una saga familiare nel mondo del calcio e delle scommesse
Fin dal primo episodio il pubblico resta coinvolto in una vicenda serrata, pungente, oscura, dove non ci sono vinti né vincitori. Il grande gioco convince proprio perché, a uno sguardo disamorato che rivolge al mondo dello sport, si sofferma prettamente sul ritratto di una famiglia moderna, che pensa solo ai guadagni e alla loro reputazione in un mondo in cui conta l’apparenza. Una storia dolce e amara, che nella sua originalità, rielabora tutte le classiche caratteristiche di una soap-opera anni ’80, con intrighi, litigi e colpi bassi. Punto fermo e perla di diamante è proprio il personaggio di Corso Manni, che non ha nulla di positivo. Anzi è accecato dal potere dei soldi, dalla fama, dalla lussuria e da puro senso di vendetta (occhio al colpo di scena che chiude il primo episodio). Il grande gioco, dunque, si muove su due linee e riesce a far collidere entrambi gli universi in un unico grande calderone dove tutto può essere ancora possibile.
La serie dallo spirito americano
È una serie originale, su questo non c’è alcun dubbio ma, nota di demerito per questa produzione tutta italiana, è quello sguardo a un meccanismo narrativo che non è consono ai temi affrontati. Il grande gioco vuole essere una serie Made in Italy ma con la forza e la spavalderia di una produzione americana. Miscela non solo tutti i classici clichè di un dramma anni ’80, con i suoi personaggi belli e dannati e con quei risvolti torbidi, ma soprattutto è come se ci trovassimo di fronte a una sorta di Succession all’italiana in cui genitori e figli si trovano sul ring, e dove sono disposti a tutti pur di vincere la partita. Un esempio, forse, un po' estremo ma, dalla storia e dai risvolti narrativi, si nota questa somiglianza così latente che, di fatto, impedisce a Il grande gioco di compiere il vero salto di qualità.
"Uno sguardo inedito sul mondo del calcio"
"A prima vista può sembrare una serie sullo sport più seguito al mondo e il mercato che lo riguarda, ma già dai primi minuti si capisce che è qualcosa in più - ribadisce Sonia Rovai, il senior director di Sky Sudios -. È uno sguardo inedito sul mondo del calcio italiano e internazionale, la cui facciata più nota è fatta di campioni, match, tifoserie, sudore e lacrime – aggiunge -. Uno sguardo che qui si spinge fin dietro le quinte di questo magico gioco, tra sì feste, auto sportive e ville di lusso, ma che arriva anche al cuore del vero grande gioco: quello condotto dai procuratori attraverso le loro trattative". Di una cosa a Sky sono certi: de Il grande gioco si premia l’audacia. "Non erano molti i network che avessero l’ardire di misurarsi con un progetto così complesso ed è stata una fortuna trovare Sky – commenta ancora Sonia Rovai-. Perché Il grande gioco è in definitiva il gioco stesso della vita con cui ognuno dei nostri personaggi sarà chiamato a confrontarsi".
Perché vedere Il grande gioco?
Di sicuro è una serie che desta interesse perché trova in Italia un pubblico molto attento e aperto alle tematiche calcistiche.
Convince per il suo ritmo serrato, i colpi di scena e quei personaggi pieni di luce e ombre. Da vedere anche solo per capire fin dove si può spingere il potere dei soldi e per scoprire cosa c’è dietro il mondo del calcio e dello sport in genere. Nonostante i difetti palesi, resta una serie da tenere d’occhio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.