Oggi il genere del period drama è quasi onnipresente nel panorama televisivo americano e inglese (ma anche in quello italiano). Sono tante le storie di vita vissuta che romanzano fatti realmente accaduti con uno sguardo melanconico su un’epoca che fu. Tra storia e mito spunta anche il fenomeno mediatico di Downton Abbey. La serie inglese, di grande successo in Italia come nel resto del mondo, è andata in onda per sei lunghe stagioni – dal 2010 al 2015 – sul network della ITV. Arrivata nel nostro Paese su Rete 4, oggi le vicende ambientate in quella splendida tenuta dello Yorkshire sono disponibili in streaming e su Amazon Prime Video. Tutti e 52 gli episodi prodotti, con annessi speciali di Natale, sono online per una lunga e "regale" maratona e per gustare una vicenda unica nel suo genere che ha convinto sia pubblico che critica.
Premiatissima negli ascolti, quasi 10 milioni a episodio, e acclamata dalla stampa con recensioni entusiastiche, Downton Abbey è la serie non americana di grande successo in Europa come negli Stati Uniti. Così virale che, alla conclusione dello show, sono stati realizzati anche due film sequel per il cinema che hanno riunito tutti (o quasi) i personaggi della serie tv. Ma qual è il segreto del successo di Downton Abbey? È un bellissimo ritratto – di cuore e di pancia – della nobiltà di inizio secolo.
La storia della famiglia Crawley
Ci troviamo nell’aprile del 1912 e la vicenda comincia a muovere le sue fila dopo che il conte e la contessa di Grantham vengono a conoscenza dell’affondamento del Titanic, in cui è morto il cugino James e suo figlio, proprietario della tenuta nonché della cospicua dote di Cora. L’eredità passa così al giovane Matthew (Dan Stevens), cugino di terzo grado che vive a Manchester. Con la paura che l’amministrazione di Downton Abbey possa passare tra le mani di un uomo troppo moderno, l’arrivo di Matthew invece è come una ventata di aria fresca per tutta la famiglia, persino per la tradizionalista lady Violet (Maggie Smith). E mentre sullo sfondo si intravede lo scoppio della prima grande guerra, della società che evolve e del progresso, lì nello Yorkshire la vita scorre tranquilla e serena, tra amori palpitanti, cene di gala e sogni di un futuro migliore. Alle storie della nobiltà si alternano le storie della servitù, aprendo anche una parentesi sulla vita del popolo, raccontando vittorie e sconfitte.
Una serie di rara bellezza
Basterebbero poche parole per descrivere la bellezza e la profondità di Downton Abbey. È una serie in costume, è una soap-opera, è un racconto storico, ma riesce molto bene a bilanciare tutte le sue anime, portando in tv una serie nuova, unica nel suo genere. Scava a fondo nella Storia, con i suoi corsi e ricorsi, ma soprattutto apre una lunga parentesi sul mondo della nobiltà di inizio secolo per un ritratto umano e senza sfumature. Ed il bello è proprio questo: ciò che ne emerge è una fotografia fulgida di un’epoca colma di tradizionalismo ma capace di guardare al futuro con un’aria sognante e carica di aspettativa. E, alle storie di una nobiltà che perde un po' della sua autorevolezza, si unisce la storia della servitù, capace di non perdere mai la sua identità e la voglia di vivere. Uno spaccato di vita molto vivido e realistico che ha reso tale la serie tv agli occhi del pubblico e della critica.
Chi è la mente dietro la serie tv
È attore, sceneggiatore e scrittore britannico. Amante della storia, Julian Fellowes è stato l’artefice del successo di Downton Abbey ed è stato tra gli unici che ha dato smalto al dramma storico in tv. È vincitore del premio Oscar nel 2002 come miglior sceneggiatura originale per Godford Park. Per il cinema ha scritto (e a volte anche prodotto) film come The Young Victoria e la Fiera della Vanità. Prima di trovare grande consenso con la saga dei Grantham, ha portato in tv anche una miniserie (molto romanzata) sulla tragedia del Titanic, per dedicarsi poi a Downton Abbey che ha curato, in collaborazione, dal suo primo episodio fino all’ultimo. 4 sono i romanzi pubblicati che, al momento, qui in Italia ancora non sono mai stati pubblicati. Originariamente, insieme al produttore Gareth Neame, stava lavorando a un adattamento di Snob, il suo primo libro. Durante la lavorazione è spuntata l’idea di proporre qualcosa di nuovo e che fosse ambientata durante l’età di edoardiana. La prima stagione è entrata in produzione a metà del 2009 per arrivare in tv solo nel settembre del 2010. Tutto il resto è storia.
Il castello dell’Hampshire diventato una meta turistica
Il set della serie tv non è stato ricostruito negli studios di Londra, tranne in rare eccezioni. Il castello chiamato Highclere Castle è stato progettato da Lancelot Brown nel 1774. È una tenuta di 5.000 acri ed è situata nella contea inglese dello Hampshire, a circa 5 miglia a sud di Newbury. È stata la residenza di campagna di George Herbert, VIII conte di Carnarvon. Il castello sorge sul sito di una casa più antica, costruita sulle fondamenta del palazzo medievale dei vescovi di Winchester, proprietari della tenuta per otto secoli. Dal 1679 il castello è la casa della famiglia Carnarvon ed è aperto al pubblico dal luglio 2012. Grazie al successo ottenuto da Downton Abbey, la tenuta conta diversi turisti all’anno, soprattutto dall’America e dall’Europa. Oggi, prenotando con largo anticipo, è possibile anche soggiornare una notte proprio dove hanno girato la serie tv al costo di 1.000 sterline. Costo decisamente impegnativo ma è compresa anche una lauta colazione e una visita guidata ai giardini circostanti.
Tutti i record di Downton Abbey
Come abbiamo già puntualizzato, la serie è stata accolta positivamente tanto dal pubblico quanto dalla critica. Gli ascolti sono stati molto alti, rispetto a quelli normalmente ottenuti da serie simili, raccogliendo premi e nomination. È diventata la serie britannica in costume di maggior successo dopo il serial Ritorno a Brideshead del 1981, e nel 2011 è entrata nel Guinness dei primati come show più acclamato dalla critica, diventando la prima serie britannica a vincere il riconoscimento. A luglio 2012, dopo le nuove nomination agli Emmy Awards, la serie è diventata lo show non americano più candidato nella storia. Nel 2013 è stata classificata al quarantatreesimo posto tra le serie televisive meglio scritte di sempre secondo la Writers Guild of America.
Poi c’è Belgravia e The Gilded Age
Il creatore dopo la fine della serie tv non ha certo smesso di raccontare la storia. Nel 2020 ha adattato per la tv la storia di Belgravia, il suo stesso romanzo, in cui si racconta la nobiltà inglese del XIX. Il titolo fa riferimento a un noto quartiere di Londra in cui viveva la nobiltà. Poi, e questa volta per l’Americana HBO, ha creato The Gilded Age.
Dall’Inghilterra si sposta a New York di inizio ‘800 per una saga familiare all’alba del nuovo secolo. Il titolo anche qui è semplificato. Fa riferimento all’Età dell’oro, citato dal romanzo di Mark Twain in cui si faceva la satira dei nobili del nuovo mondo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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