Non è Avetrana

In un'epoca come la nostra, permeata neppure più dall'apparenza, ma dalla trasparenza, è bastato sbianchettare una parola ed è sparito tutto ciò che c'è dentro la parola

Lorenzo Pesce via Ufficio stampa Disney+ Italia
Lorenzo Pesce via Ufficio stampa Disney+ Italia
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Insomma, è andata così. La Disney produce una serie tv sull'assassinio di Sarah Scazzi ad Avetrana, un caso mediatico conosciuto come «il delitto di Avetrana», e da settimane la comunicazione dell'evento ruota attorno alla parola-chiave che tutti ricordano, cioè Avetrana, e infatti anche le metropolitane sono tappezzate di manifesti su «una serie tv basata su una storia vera»: Avetrana; poi però il sindaco di Avetrana, che immaginiamo abbia un master in Comunicazione, ha presentato un ricorso al tribunale perché il nome Avetrana scredita il paese, quindi la serie non può più chiamarsi Avetrana, e allora la Disney per evitare cause e ritardi toglie la parola «Avetrana» dal titolo, così che la serie ora si chiamerà solo con il sottotitolo: «Qui non è Hollywood», che va anche bene, ma poi uno si chiede: «Ma se non è Hollywood, dov'è?». E uno gli risponde: «Avetrana!». E siamo al punto di partenza... Beh, poteva andare peggio. Potevano chiamarla «Qui non è Avetrana».

Comunque è curioso. In un'epoca come la nostra, permeata neppure più dall'apparenza, ma dalla trasparenza, è bastato sbianchettare una parola (il contenitore) ed è sparito tutto ciò che c'è dentro la parola (il contenuto): l'orrore, i pregiudizi, l'onore...

Con il risultato che, cambiando il titolo, aumenterà la pubblicità, la curiosità e il business, anche se il crimine resterà lo stesso. Esattamente quello che succede quando tutti corretti e contenti - si pretende di cambiare la natura delle cose cancellando le parole che le definiscono.

E questo succede sia a Hollywood sia ad Avetrana.

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