Ecco com'è Evelyn Ross, detta Eve. «A metà tra i venti e i trenta, attraente, capelli biondorame, elegante e composta, difficile non notarla in mezzo alla folla. Anzi, soprattutto in una folla». Segno particolare (esteriore): una lunga cicatrice sul viso, che la incide dallo zigomo al mento. Segno particolare (interiore): una rabbia mai troppo esibita che la porta a essere una ribelle in grado di compiere le sue imprese con un'efficacia pari solo al suo stile. Quali siano queste imprese, beh, spetta soltanto a lei medesima deciderlo...
Questa bionda aristocratica e misteriosa è la protagonista di Eve a Hollywood, il nuovo romanzo di Amor Towles (come sempre Neri Pozza). L'autore di La buona società e Un gentiluomo a Mosca (diventato anche una serie tv) è un prototipo dello scrittore americano «perfetto»: bostoniano, cursus honorum fra Yale e Stanford, una passione per l'arte e il jazz, una casa a Manhattan piena di libri, dove vive con la moglie e i figli e la dimostrazione che anche nel terzo decennio degli anni Duemila si possa vendere tanto, e fare soldi, con la letteratura. Con la sua Eve, Towles ci porta nella Los Angeles della fine degli anni Trenta, meta dorata per una ampia fetta d'America: starlette, fotografi, giornalisti, paparazzi, arrivisti, ambiziosi, produttori, registi, stuntman, guardie del corpo, avvocati e, ovviamente, attori e attrici, aspiranti al successo o già arrivati. Anche se, dalle parti di Hollywood, la possibilità di un terremoto è sempre dietro l'angolo; così come quella di un inesorabile declino nei ranghi dell'invisibilità. È quello che accade a Prentice, l'attore che Eve incontra al Beverly Hills Hotel, dove entrambi soggiornano. Prentice è una ex celebrità, il che significa che, ormai, chi conta (o vorrebbe contare) lo evita accuratamente. Non Eve. Al loro primo tè, Eve gli racconta di essere capitata nella Città degli Angeli da New York perché «in vena di un pizzico di avventura» e Prentice la rassicura: «È capitata nel posto giusto. Teddy Roosevelt ed Ernest Hemingway si sono spinti nel cuore dell'Africa per vedere le creature più selvagge, dar loro la caccia e rischiare la vita. Ma le assicuro che sarebbe bastato che venissero qui, nella lobby che ha davanti». Né la lobby, né la città la deluderanno.
Eve a Hollywood è varie cose, tutte piacevoli: un tuffo nel passato più affascinante del paradiso del cinema con le sue ville, le feste, le piscine, i kolossal e le dive, fra cui spicca l'amica di Eve, Olivia, che interpreta Melania nel film dei film, Via col vento; un noir, perché spuntano delle foto rubate della suddetta Olivia, e Eve si prefigge, come impresa, quella di proteggerla, il che ci trasporta fra ricattatori, loschi figuri, ricchi uomini lascivi e frustrati in cerca di un'occasione; il ritratto di una donna pronta a combattere come una tigre per la propria libertà e per difendere coloro a cui vuole bene;
una rappresentazione di un mondo dove pochi, potentissimi burattinai tirano le fila delle sorti altrui, in un meccanismo al quale pochi riescono a sfuggire. Eve è tra questi pochi, e lasciamo al lettore godersi il perché.
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