I trenta nuovi modelli di Renato Balestra sono trenta sfumature di grigio che fanno la vera eleganza. Quella che toglie e non aggiunge, per enfatizzare l'essenza del lusso e fuggire da ogni eccesso. Nel villino liberty dei Prati dove il grande sarto ha il suo atelier sfilano abiti in cui un pallido color perla si alterna all'argento brillante e il platino si accosta all'ematite. Pochi i colori, di fiori deco bordati di nero ispirati alle vetrate dell'Art Nouveau. Bellissimi i ricami a «spina di pesce», che seguono la silhouette della figura e illuminano modelli da cocktail e da sera.
Balestra presenta alla sua non più tenera età una moda giovane, un lusso offerto a sofisticate ragazze capaci di indossare leggere pellicce composte di fili di lurex, gonnelline gonfie che sembrano di una paglia metallica, vestitini neri dalla gonna godet fatti di strisce di velluto alternate a tulle ricamato con file di luminosi cristalli Swarowski. La sposa è di un color platino dall'effetto liquido, dato d a mille sottilissimi rivoli di tulle e leggeri ricami di madreperla. Evanescente, romantica.
Prima del defilè Balestra si toglie qualche sassolino dalla scarpa. Alta Roma vuole puntare sui giovani? «Ben vengano, ma non devono essere buttati alla sbaraglio. A Roma devono presentare una vera alta moda, se vogliono fare il pret-a-porter che vadano a Milano. Sono d'accordo nell'insegnare ai giovani, ma per farli sfilare devono mostrare talento, conoscere il glamour, sapere che cosa vuol dire rendere belle e chic le donne». Fabiana, una delle due figlie di Balestra che lavorano con lui, è appena stata nominata nel consiglio d'amministrazione di AltaRoma e Renato fa una sottolineatura che ha un fondo polemico: «Le ho proibito di sostenere qualsiasi tipo di iniziativa che sia o appaia pro-Balestra. Deve essere neutrale e farà il suo lavoro senza imbarazzi e secondo coscienza».
Il week end di Alta Roma vede sulla passerella di palazzo delle Esposizioni anche il libanese Rani Zakhem, che nella sua sfilata «Per amore di Lola» fa omaggio, in modo diverso da Balestra, all'art dèco, ad Ertè e al cabaret del primo 900. Pizzi, veli e cristalli dedicati al guardaroba di Marlene Dietrich. Sempre a quegli anni Trenta pensa Ettore Bilotta, già collaboratore di Pino Lancetti, facendo rivivere le dive dei telefoni bianchi. Una collezione con giacche di broccato su gonne tagliate sbieco o godet al ginocchio, pantaloni dal taglio pigiama sotto camicie in tripla organza, con maniche a palloncino al gomito e cappottini in duchesse.
Originale la performance di Anton Giulio Grande, che sceglie per la sua presentazione a Roma la Galleria d'Arte Benucci di via del Babuino e accosta a sculture di De Chirico e Mitoraj, letti a baldacchino del '700, la portantina dorata appartenuta alla Casa Savoia e la versione della BMW R nineT decorata dai tattoo del maestro Marco Manzo, abiti che interagiscono con le opere in piccole pièce con le modelle trasformate in raffinati mimi. Modelli da cortigiane sexy in tubino rosso asimmetrico frdi artigianali della sua terra, abiti di pizzo lavorati con piume di struzzo .
Si esercitano sullo sportswear, pensando alle Olimpiadi Rio de Janeiro nel 2016, gli studenti dell'Accademia Koefia. A Palazzo delle Esposizioni portano 45 outfit dei loro final works: neoprene, tessuti, pvc e pelle, k-way trasparenti, ginocchiere, shorts e giubbotti, tutto all'insegna dei colori del Brasile e della multifunzionalità.
Insolite decorazioni arabeggianti servono a Sabrina Persechino per legare architettura e moda. Intrecci di velluti in seta e fili di metallo per abiti realizzati con orditi di design di interni.
E Vittorio Camaiani intitola «Egitto d'inverno» la collezione che presenta nei saloni del St. Regis Rome. Anche la sua è una reinterpretazione dell'arte, dell'architettura e degli iconici colori dell'Antico Misr, Il Cairo, con le piramidi come leit motiv di abiti dalla particolare struttura geometrica. Ispirazione al simbolismo e all'iconografia egizia, con la collana di Sathathor ricamata sui modelli e l'occhio di Horus dipinto a mano con tecnica batik su tute doppiate ad abiti di chiffon.
Ancora Oriente per Luigi Borbone, che sottolinea nella sua collezione l'importanza dell'eleganza che non teme di ostentare femminilità e si unisce all'esprit anni '50, creando silhouette ibride e sinuose.
C'è chi vuole stupire in passerella e vi porta la Drag Queen Daniel Dec, come l'Accademia di Moda Maiani, la cui sfilata s'intitola «Non tutto è quel che sembra» . Tema della collettiva è la metamorfosi, cioè modificare un capo con un semplice tocco.
Passerella etica per gli allievi dell'Accademia Italiana:capi realizzati con tessuti tecnici utilizzati per le uniformi da lavoro impreziositi dalle passamanerie lavorate a mano dalle donne arabe. Tutto nell'ambito del progetto dello Sharja Business Woman Council (Sbwc) rappresentato dallo sceicco He Ameera Bin Karam, che vede impegnata l'associazione a favore donne in difficoltà.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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