Show in tv di Gheddafi, accuse all'Italia E poi: "Via gli Occidentali, petrolio ai cinesi"

Controffensiva delle forze leali a Gheddafi nell’est del Paese, finora saldamente in mano ai ribelli. Il raìs torna a mostrarsi in pubblico: "Caverei gli occhi a chi ha provocato la rivolta". Intanto il Tribunale penale internazionale apre un'inchiesta sui crimini commessi in Libia dal 15 febbraio scorso. Una ong: 6mila morti sino ad ora

Show in tv di Gheddafi, accuse all'Italia 
E poi: "Via gli Occidentali, petrolio ai cinesi"

Tripoli - Il leader libico Muammar Gheddafi riappare in pubblico, circondato dai suoi sostenitori. Lo mostrano le immagini trasmesse dalla tv di Stato. E' arrabbiato, e ci tiene a farlo sapere. "Caverei gli occhi a chi ha provocato la rivolta". Poi con orgoglio parla del suo Paese. Ma è come se fosse fermo al passato, senza guardare alla tragica realtà quotidiana: "Dal 1977 la Libia è diventato uno stato delle masse perché nel nostro governo ci sono membri del popolo che prendono, il ché permette la democrazia nel Paese". Il futuro della Libia è "nelle mani del popolo libico", ha detto sicuro di sé il raìs. Intanto il segretario generale della Lega araba Amr Mussa, definisce "tragica" la situazione nel Paese: "Non la dobbiamo accettare e dobbiamo sostenere il popolo libico che sta soffrendo molto nel suo cammino verso la liberta".

Chi c'è dietro ai disordini "Ci sono i militanti di al-Qaeda e alcuni libici reduci dall’Afghanistan dietro la rivolta di questi giorni - sostiene sicuro Gheddafi -. Ci sono ex detenuti di Guantanamo consegnatici dagli americani dietro la rivolta - ha spiegato - si erano pentiti e li avevamo liberati e loro hanno formato cellule terroristiche dormienti. Si tratta di piccoli gruppi di Bengasi e di al-Zawiyah, anche di Misurata. Molti sono venuti dall’estero e si sono fermati in questi posti. Alcuni sono venuti anche dall’Iraq, a scaglioni, tra loro ci sono anche stranieri ad esempio algerini".

Abbiamo costretto l'Italia a scusarsi "Abbiamo costretto l’Italia a inchinarsi", ha detto Gheddafi con orgoglio: "E' stata costretta a chiedere scusa per la sua occupazione militare" e a pagare per questo. Abbiamo costretto l’italia ha ammettere i suoi errori ottenendo uno storico successo.  E tutte le ex potenze coloniali sono rimaste scioccate". Poco prima il colonnello aveva ribadito che il popolo libico è "sfidato in tutto il mondo". Lo era prima, sottoposto alla minaccia coloniale, e lo è adesso, ma da quando è stata insediata la Jamaihiria, ha proseguito, il "popolo è libero".

Se la Nato ci attacca bagno di sangue "Migliaia di libici moriranno se gli Stati Uniti o la Nato interverranno in Libia. Vogliono farci tornare schiavi come eravamo sotto gli italiani?", si è chiesto Gheddafi. "Non lo accetteremo mai, entreremo in una sanguinosa guerra e migliaia e migliaia di libici moriranno se Usa o Nato entreranno nel Paese".

Senza di noi pirati nel Mediterraneo "Senza di noi ritornano i pirati nel Mediterraneo, come avviene in Somalia. L’Europa deve ricordarsi i tempi di Kheiruddin Barbarossa". È quanto ha affermato Muammar Gheddafi parlando ai suoi sostenitori a Tripoli, in occasione del 34esimo anniversario della nascita dei Comitati popolari in Libia. "Se la Libia non resta stabile e sicura - ha affermato - il Mediterraneo si riempirà di pirati e di terroristi". Gheddafi ha ricordato "cosa sta accadendo ora in Tunisia dove nessuno è d’accordo con nessuno". "L’Europa deve capire che il mantenimento della stabilità e della sicurezza in Libia è innanzitutto nel suo interesse» ha aggiunto. "L’Europa non ha alcun interesse a spingere per una crisi in Libia - ha concluso - la nostra sicurezza equivale alla loro".

Minaccia all'Occidente: petrolio ai cinesi La Libia è pronta a sostituire le compagnie petrolifere occidentali con quelle di Cina e India. "Moriremo tutti per difendere il petrolio e tutti quelli che minacciano il nostro petrolio devono capirlo", ha detto il leader libico durante il suo discorso. "Siamo pronti a far venire compagnie indiane e cinesi al posto delle imprese occidentali", ha aggiunto. Gheddafi ha anche precisato che la produzione petrolifera è "ai minimi", a causa della fuga del personale delle compagnie straniere dopo l’inizio della ribellione contro il rais libico.

L'anniversario della Jamahiria Il leader libico parla alla cerimonia per il 34° anniversario della Jamahiria islamica. Introduce il suo discorso dicendo che "il potere è nelle mani del popolo, sfido chiunque a dimostrare il contrario". Il colonnello si rivolge alla comunità internazionale ha rivendicato la specificità del sistema politico Libico. "Non siamo un regime presidenziale, il nostro sistema è diverso, tutto il potere è nelle mani dei comitati popolari" ha proseguito Gheddafi. "Il popolo è la guida del paese" ha aggiunto. 

Il Tpi apre un'inchiesta Il procuratore della Corte penale internazionale, Luis Moreno-Ocampo, ha deciso l’apertura di un’inchiesta formale sui crimini commessi in Libia dal 15 febbraio scorso. Lo ha reso noto la stessa Corte. La decisione è stata presa in seguito all’esito dell’esame delle prime informazioni raccolte dal Cpi. 

Una ong: già 6mila morti È di 6.000 morti dall’inizio dell’insurrezione il bilancio delle vittime in Libia. Lo annuncia l’ong "Lega libica per i diritti umani". Intanto si apprende che l’area al confine con la Tunisia, occupata ieri da migliaia di profughi, in questo momento è deserta. "Non abbiamo notizie certe riguardo la presenza di masse di persone al di là del confine, anche perché non abbiamo sentinelle sul posto che possano fornire tali informazioni", ha spiegato un portavoce dell’Unhcr.

Durissimi scontri a Brega Notizie contrastanti dalla Libia. Le truppe fedeli a Gheddafi sono passate al contrattacco, attaccando  la città di Brega (200 chilometri ad ovest di Bengasi) per cercare di riprenderne il controllo. Gli uomini del colonnello, partendo dall’aeroporto della città costiera, hanno bombardato con carri armati e artiglieria pesante le roccaforti dei rivoltosi, con combattimenti feroci vicino al porto come hanno raccontato alcuni testimoni oculari. Secondo alcune fonti le truppe di Gheddafi sarebbero penetrate in città ma l’inviato di al-Jazeera a Brega ha detto che i ribelli hanno respinto l’attacco e mantengono il controllo del centro abitato. Mentre l’Onu vaglia l’ipotesi della creazione di una no-fly zone, due unità della Marina statunitense sono entrate nel canale di Suez e dovrebbero guadagnare in serata il Mediterraneo.

Gb: all'Onu dubbi sulla no-fly zone Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu potrebbe adottare delle nuove misure contro la Libia, compresa la creazione di una zona di interdizione al volo: lo ha dichiarato l’Ambasciatore britannico presso le Nazioni Unite, Mark Lyall Grant. Il Consiglio di Sicurezza ha già adottato delle sanzioni economiche nei confronti del leader libico Muammar Gheddafi e dei suoi familiari e collaboratori, oltre a un embargo sulle forniture belliche e di altro materiale. La zona di interdizione al volo è stata tuttavia accolta senza troppo entusiasmo.

Senato Usa condanna repressione Il Senato degli Stati Uniti ha adottato una risoluzione di condanna della repressione libica, chiedendo alla comunità internazionale di valutare l’ipotesi della creazione di una zona di interdizione al volo sulla Libia.

Il documento chiede aGheddafi di "porre fine alle violenze, riconoscere la volontà del popolo libico di ottenere delle riforme democratiche, di dimettersi e permettere una transizione democratica pacifica"; inoltre, si chiede al Consiglio di Sicurezza dell’Onu di "adottare le misure necessarie per la protezione della popolazione civile", ivi compresa la «possibile creazione di una no-fly zone".

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