Si evita la cecità intervenendo sulla macula con cure precoci

Se avete più di sessant'anni e accusate una marcata riduzione della vista (difficoltà di leggere, di scrivere, di guidare) prenotate subito una visita specialistica per accertare l'integrità della vostra retina. Una diagnosi precoce di degenerazione maculare senile vi può evitare disastrose conseguenze.
Questa patologia è più diffusa di quanto si creda (1 milione di casi in Italia) tuttavia non viene associata ai gravi pericoli che comporta. L’ipovisione non è un fenomeno passeggero, tende a crescere fino a provocare una deformazione visiva: si vedono solo i contorni delle immagini. Dice il professor Roberto Ratiglia, direttore dell'Istituto di oculistica dell'università di Milano, (IRCSS, Fondazione Policlinico): «Questa riduzione della capacità visiva è dovuta ad una formazione di vasi sanguigni al centro della retina e precisamente dietro la macula. L’accumulo di nuovi vasi impedisce una visione corretta e crea seri problemi anche sul piano psicologico». Nella sua forma benigna, più nota come secca, la degenerazione maculare senile ha una lenta evoluzione. Nella forma umida (20% del totale) ha invece un decorso molto rapido. Secondo il professor Ratiglia, che ha partecipato a numerosi trials internazionali «può portare alla cecità legale in pochi mesi». La diagnosi, che fa ricorso anche all'angiografia, non è difficile. Manca, però, una sensibilizzazione della popolazione. Oggi si può rallentare il corso di questa malattia ed evitare le sue complicazioni. Dice Ratiglia: «Prima negli USA, poi in Italia, la ricerca ci ha permesso di aggredire la degenerazione maculare senile con armi appropriate. Fino a pochi anni fa, veniva proposta la fotocoagulazione laser e proprio questo strumento - in qualche caso - complicava il percorso terapeutico. Oggi si ricorre, con ottimi risultati, a un principio attivo (nome chimico: ranibizumab), disponibile a carico del Servizio sanitario nazionale nelle strutture ospedaliere, capace di impedire la neoformazione di vasi sanguigni dietro la macula. È opportuno comunque ricordare che non tutti i pazienti danno le stesse risposte. Le implicazioni genetiche sono inevitabili.

Per questo avanzano anche gli studi (costosissimi) di farmacogenetica che prima o poi - forse molto presto - ci aiuteranno a curare meglio coloro che soffrono di questa malattia». I risultati sono confortanti: si ottiene sempre la stabilizzazione del danno e nel 40% dei casi si arriva ad un miglioramento della funzione visiva. Basta curarsi subito.

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