Tanto tuonò, che Il Pd in Sicilia esplose. E proprio nel giorno della visita a Palermo del premier, nonché segretario del partito, Matteo Renzi. Succede che, appunto nel giorno del blitz nel capoluogo siciliano del presidente del Consiglio (che ieri ha schivato le domande sul caso Sicilia: «Di Pd non parliamo in questa sede), il segretario siciliano Fausto Raciti ha annunciato: ritiriamo il sostegno alla giunta Crocetta. Il logico epilogo di un tira e molla sul rimpasto di giunta che va avanti ormai da tempo. Sprezzante il governatore, che ai cronisti che gli chiedevano una replica ha risposto: «Raciti chi?», spiegando che lui non tratta col segretario, cuperliano, ma direttamente con Roma. Dulcis in fundo, l'ulteriore spallata l'ha data l'assessore al Territorio e Ambiente Mariarita Sgarlata, crocifissa da Crocetta, che l'ha denunciata ai pm, per un accertamento in corso su una piscina prefabbricata posata nel giardino della sua villa a Siracusa. La Sgarlata aveva risposto picche alla richiesta di Crocetta di dimettersi. Ma ieri ha preso carta e penna e con una breve nota ha annunciato che se ne va sbattendo la porta, visto che ormai con Crocetta si è interrotto il rapporto di fiducia.
Partiamo dalla fine, e cioè dalle dimissioni dell'assessore: «Recenti dichiarazioni di stampa da parte del presidente Crocetta - ha scritto la Sgarlata - evidenziano che il rapporto di reciproca fiducia con il quale ho iniziato questa entusiasmante avventura si è incrinato. La mia persona, la mia storia e le tante iniziative che ho portato avanti e concluso in questi mesi parlano da sole. La crescente confusione del quadro politico, in particolare del rapporto tra il Governo regionale e il Partito Democratico, comporta la difficoltà, per ogni assessore che si riconosce nella proposta politica del Pd, di poter svolgere con serenità il suo lavoro, essendo imbrigliato in meccanismi e strategie che non consentono alcuna continuità nell'azione politica e istituzionale».
Uno schiaffo. Che fa il paio con quello arrivato in mattinata dal segretario siciliano del Pd, cuperliano, Fausto Raciti, in un'intervista al quotidiano on line LiveSiciila: «Da oggi - ha detto il segretario - i destini del partito e del governatore si separano. La direzione nazionale è stata informata della nostra decisione. La nostra gente non ce la fa più. Se qualche dirigente democratico intende sostenere ancora questa fallimentare esperienza dovrà dirlo pubblicamente e metterci la faccia. Noi scendiamo».
Ma Crocetta, lungi dal ricucire, ha rilanciato sprezzante: «E chi è Raciti?». Quindi ha fatto sapere che porterà il caso Sicilia direttamente a Roma, bypassando la segreteria siciliana. Quindi, intervistato a La Zanzara, ha aggiunto: «Non mi dimetterò mai, sono un combattente, il Pd dovrebbe accendermi un cero, un lumicino. Il problema - ha aggiunto - non sono i renziani, ma l'opposizione, i cuperliani».
Il problema vero, in realtà, è l'attacco che arriva dalla segreteria regionale alla pupilla del governatore, l'assessore alla Formazione Nelli Scilabra: il Pd siciliano, che da settimane è ritornato alla carica sul rimpasto di giunta, vuole che lasci l'incarico dopo il flop del click day che doveva assegnare i tirocini ai giovani; il governatore invece non ci sta e difende il suo baby-assessore a spada tratta, anche a costo dello scontro frontale. In mezzo ci sono anche le mozioni di censura presentate, contro la stessa Scilabra e contro l'assessore all'Economia, dai Cinque stelle.
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