Cari amici! Con piacere do il benvenuto a tutti voi, e ringrazio quanti nel Dicastero per la Cultura e l'Educazione hanno preparato questo incontro. Guardo con stima a voi artisti che vi esprimete con il linguaggio della comicità, dell'umorismo, dell'ironia. Tra tutti i professionisti che lavorano in televisione, nel cinema, in teatro, nella carta stampata, con le canzoni, sui social, voi siete tra i più amati, cercati, applauditi. Sicuramente perché siete bravi; ma c'è anche un altro motivo: voi avete e coltivate il dono di far ridere.
In mezzo a tante notizie cupe, immersi come siamo in tante emergenze sociali e anche personali, voi avete il potere di diffondere la serenità e il sorriso. Siete tra i pochi ad avere la capacità di parlare a persone molto differenti tra loro, di generazioni e provenienze culturali diverse. A modo vostro voi unite la gente, perché il riso è contagioso. È più facile ridere insieme che da soli: la gioia apre alla condivisione ed è il miglior antidoto all'egoismo e all'individualismo. Ridere aiuta anche a rompere le barriere sociali, a creare connessioni tra le persone. Ci permette di esprimere emozioni e pensieri, contribuendo a costruire una cultura condivisa e a creare spazi di libertà. Voi ci ricordate che l'homo sapiens è anche homo ludens; che il divertimento giocoso e il riso sono centrali nella vita umana, per esprimersi, per imparare, per dare significato alle situazioni. Il vostro talento è un dono prezioso. Insieme al sorriso diffonde pace, nei cuori, tra le persone, aiutandoci a superare le difficoltà e a sopportare lo stress quotidiano. Ci aiuta a trovare sollievo nell'ironia e a prendere la vita con umorismo. A me piace pregare ogni giorno con le parole di San Tommaso Moro: «Dammi, Signore, il senso dell'umorismo». Questa è una grazia che chiedo tutti i giorni, perché mi fa prendere le cose con lo spirito giusto. Ma voi riuscite pure in un altro miracolo: riuscite a far sorridere anche trattando problemi, fatti piccoli e grandi della storia. Denunciate gli eccessi del potere; date voce a situazioni dimenticate; evidenziate abusi; segnalate comportamenti inadeguati...
Ma senza spargere allarme o terrore, ansia o paura, come fa molta comunicazione; voi svegliate il senso critico facendo ridere e sorridere. Lo fate raccontando storie di vita, narrando la realtà, secondo il vostro punto di vista originale; e in questo modo parlate alla gente di problemi piccoli e grandi. Secondo la Bibbia, all'origine del mondo, mentre tutto veniva creato, la Sapienza divina praticava la vostra arte a beneficio nientemeno che di Dio stesso, primo spettatore della storia. Dice così: «Io ero con lui come artefice ed ero la sua delizia ogni giorno: giocavo davanti a lui in ogni istante, giocavo sul globo terrestre, ponendo le mie delizie tra i figli dell'uomo» (Proverbi 8,30-31). Ricordatelo: quando riuscite a far sgorgare sorrisi intelligenti dalle labbra anche di un solo spettatore, fate sorridere anche Dio. Voi, cari artisti, sapete pensare e parlare umoristicamente in diverse forme e diversi stili; e in ogni caso il linguaggio dello humor è adatto per comprendere e per sentire la natura umana. L'umorismo non offende, non umilia, non inchioda le persone ai loro difetti. Mentre oggi la comunicazione genera spesso contrapposizioni, voi sapete mettere insieme realtà differenti e a volte anche contrarie. Quanto abbiamo bisogno di imparare da voi! La risata dell'umorismo non è mai contro qualcuno, ma è sempre inclusiva, propositiva, suscita apertura, simpatia, empatia. Mi viene in mente quel racconto, nel libro della Genesi, quando Dio promette ad Abramo che di lì a un anno avrebbe avuto un figlio. Lui e sua moglie Sara erano ormai vecchi e senza discendenza. Sara ascoltò e rise dentro di sé. E lo stesso avrà fatto anche Abramo, con un po' di amarezza. Ma in effetti Sara concepì e partorì il suo figlio nella vecchiaia, nel tempo che Dio aveva fissato. Allora lei disse: «Motivo di lieto riso mi ha dato Dio» (Gen. 21,6). Per questo chiamarono il loro figlio Isacco, che significa egli ride. Si può ridere anche di Dio? Certo, come si gioca e si scherza con le persone che amiamo. La tradizione sapienziale e letteraria ebraica è maestra in questo! Si può fare ma senza offendere i sentimenti religiosi dei credenti, soprattutto dei poveri. Cari amici, Dio benedica voi e la vostra arte.
Continuate ad allietare la gente, specialmente chi fa più fatica a guardare la vita con speranza. Aiutateci, con il sorriso, a vedere la realtà con le sue contraddizioni, e a sognare un mondo migliore! Vi benedico di cuore; e vi chiedo per favore di pregare per me.
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