Sono passate le 11 da pochi minuti. Berlusconi inizia a parlare, alla Camera, dopo il patatrac scaturito dalla bocciatura dell'articolo 1 del Rendiconto generale dello Stato. Il voto sulla fiducia al governo è previsto per domani. Enrico Letta, vicesegretario del Pd, segue il discorso negli studi televisivi di Sky Tg24. L'opposizione, infatti, ha deciso di disertare i lavori proprio in concomitanza del discorso del presidente del Consiglio. Un gesto di protesta estremo, che rievoca l'Aventino. Anche se qualcuno ha parlato di "semi Aventino", perché i parlamentari torneranno in aula per votare no alla fiducia.
Un brutto gesto, perché assentarsi dall'aula fa ripensare a quell'infausta decisione che, dopo la scomparsa di Giacomo Matteotti nel 1924, portò l'opposizione a disertare i lavori del parlamento riunendosi separatamente. Gli storici sono ancora oggi divisi ma quella decisione anziché indebolire il fascismo lo rafforzò. E nel giro di pochi mesi da quel traballante governo di coalizione a guida Mussolini nacque una vera e propria dittatura con le cosiddette "leggi fascistissime" del 1925. Ovviamente le circostanze attuali non sono minimamente paragonabili a quella di allora. Checché se ne dica Berlusconi non è Mussolini e tra i progetti del Pdl sicuramente non rientra quello di cancellare i partiti e la democrazia. E per mandare a casa il Cavaliere basta una cosa semplice semplice: un voto di sfiducia in uno dei due rami del parlamento.
Si sta giocando uno scontro durissimo, tra maggioranza e opposizione, a colpi di procedure e interpretazioni di leggi e regolamenti parlamentari. Tutto ruota su quell'articolo 1 del Rendiconto generale dello Stato. La sua bocciatura equivale a una sfiducia al governo? Difficile poter sostenere una tesi simile. Il governo può sempre correre ai ripari in extremis, con un escamotage che riscriva il provvedimento su cui si basano i conti dello Stato. Resta aperto, ovviamente, il problema politico. Ma questo è un altro discorso. Fa bene l'opposizione a rimarcare le difficoltà della maggioranza. Altro discorso è l'Aventino, gesto estremo di protesta, come dicevamo, ma anche di distacco dalla corretta dialettica politica parlamentare.
Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera, ha parlato di un atto gravissimo: "Testimonia una situazione tragica e grottesca" e lo "squilibrio di chi vuole dare una spallata non basandosi con i dati ma sulla radicalizzazione". Con una battuta il ministro della Difesa Ignazio La Russa ha rimarcato che l'Aventino "porta male a chi lo fa". Ma nell'opposizione c'è anche chi non condivide la scelta di disertare l'aula. Oltre al drappello radicale, regolarmente presente a Montecitorio mentre Berlusconi parlava, Matteo Renzi, sindaco di Firenze e leader dei "rottamatori", protesta contro i dirigenti del Pd: "Il governo non ha la minima intenzione di andare a casa.
Di fronte a questo, diventa irrilevante ciò che intende fare l’opposizione. Berlusconi è in difficoltà - dice Renzi in un'intervista al Mattino - ma il Pd deve chiarirsi bene le idee se non vuole rischiare di perdere di nuovo le elezioni".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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