Nicosia - Ancora sangue in Siria. Non si arresta la repressione del regime sui rivoltosi. Dopo le vittime di ieri a Jabla i mezzi corazzati dei militari fedeli al presidente Assad entrano a Deraa e sparano per soffocare le proteste. Secondo i testimoni, ci sarebbero almeno 25 vittime. Nella città a sud della Siria, più di 3mila membri delle forze di sicurezza sono infatti penetrati con i blindati. E' un massacro. A Douma, un sobborgo di Damasco teatro di violente proteste, le forze di sicurezza e miliziani fedeli ad Assad hanno preso posizione lungo le strade principali sparando indiscriminatamente sui civili.
Ancora sangue a Deraa "Ci sono morti e feriti" ha dichiarato un testimone, aggiungendo che non è possibile confermare il numero dei morti perché "i corpi sono nelle strade e non è possibile recuperarli". Numerosi anche i feriti. "Alcuni cecchini si sono posizionati sui tetti e i carri armati sono entrati in città", ha spiegato. Un militante ha dichiarato che centinaia di membri delle forze di sicurezza sono entrati a Deraa e che altri raid si registrano a Duma e al-Mouadamiyeh, vicino a Damasco.
L'ipotesi di sanzioni La Casa Bianca ha condannato la "violenza brutale" del governo siriano ed ha detto che sta studiando il modo di imporre "sanzioni selettive" contro il regime di Bashir al Assad. Lo ha detto una fonte dell’amministrazione Usa, spiegando che si stanno valutando "una serie di possibili azioni, comprese sanzioni selettive, per rispondere a questa offensiva e dire chiaramente che questo comportamento è inaccettabile".
Chiusi i valichi con la Giordania La Siria ha poi chiuso tutti i valichi alla frontiera meridionale con la Giordania. Fonti diplomatiche da Amman hanno riferito che i valichi di Daraa e Nassib sono stati chiusi al transito. La notizia è stata però smentita dal direttore generale delle Dogane siriane, Mustapha Bukai. Citato dall’agenzia di stampa ufficiale Sana, la stessa che riferisce di soli feriti durante le manifestazioni nel Paese, Bukai ha detto che "tutti i confini con i nostri vicini, inclusa la Giordania, sono aperti. Il movimento delle auto e dei beni è normale". Nei giorni scorsi il presidente siriano Bashar al-Assad aveva denunciato la Giordania di essere connivente rispetto ai manifestanti contro il governo siriano. Inoltre aveva sostenuto che molte delle persone impegnate a gestire la rivolta contro di lui provenivano proprio dalla Giordania.
Ieri, inoltre, decine di siriani che vivono in Giordania hanno organizzato un sit-in per chiedere le dimissioni di Assad e in solidarietà con le vittime delle proteste, oltre 300 da metà marzo secondo le organizzazioni per i diritti umani.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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