Prosegue la sanguinosa repressione di Assad in Siria. Da nove mesi, ormai, non passa giorno senza il massacro di civili. Le violenze sono aumentate la settimana scorsa, quando si sono ingrossate le fila dei dissidenti dell'esercito che si sono schierati con chi protesta, in piazza, contro il regime. Il pugno di ferro di Damasco si vede solo su Internet, grazie alle foto e ai filmati girati di nascosto dalla popolazione e pubblicati sul web. La comunità internazionale fa finta di non vedere, o quasi. Le condanne ci sono, quelle sì, ma niente di più. Ad alzare la voce contro la barbarie di Assad c'è solo la Turchia, che minaccia di tagliare i rifornimenti di gas. E la Lega Araba, che ha sospeso l'adesione della Siria e vuole inviare sul campo 500 osservatori. Oggi almeno tre persone sono state uccise negli scontri, due nella città di Homs, una nel nord del Paese. Le notizie, però, arrivano in modo frammentario.
Bashar Assad continua dritto per la sua strada. Giura che la Siria "non si piegherà" alle pressioni internazionali, né ai "militanti" dell'opposizione. Intanto questa mattina a Damasco un attacco, icontro un edificio del partito Baath, potrebbe aprire una nuova fase della guerra interna che sta insanguinando il Paese. "Il ruolo del governo - ha detto il presidente in un'intervista al giornale britannico Sunday Times - è di combattere questi militanti per ripristinare la stabilità e proteggere i civili. Dobbiamo impedire che i militanti continuino a fare quello che stanno facendo, uccidendo civili e compiendo massacri, in diversi luoghi della Siria". Secondo il governo di Damasco, gli oppositori stanno mettendo in atto un piano straniero per isolare e indebolire il Paese. E' la stessa argomentazione usata da Muammar Gheddafi dopo lo scoppio della rivolta in Libia.
Il ministro delle Finanze israeliano Yuval Steinitz ha detto che il mondo dovrebbe protestare contro la repressione di Assad sui manifestanti nel suo paese. "Chiedo al mondo arabo, tra cui anche gli arabo-israeliani, di protestare contro questo terribile massacro di persone in Siria, che chiedono libertà e democrazia. Quello che sta accadendo in Siria è orribile", ha detto, parlando prima della riunione di gabinetto settimanale a Gerusalemme.
Gli sforzi della Lega Araba
La Lega Araba ha respinto la richiesta di Damasco di un cambiamento al piano dell’organizzazione per la fine del conflitto in atto in Siria ed in particolare alla proposta di inviare una missione di 500 osservatori nel paese. In una dichiarazione rilasciata oggi la Lega Araba annuncia che "è stato deciso che gli emendamenti proposti dalla parte siriana incidono sull’essenza del documento e modificherebbero radicalmente la natura della missione che è quella di controllare l’attuazione del piano arabo per porre fine alla crisi in Siria e proteggere i civili siriani. "La Lega - ha sottolineato il capo dell’organizzazione, Nabil al-Arabi - insiste per affrontare la crisi siriana in un contesto arabo lavorando per porre fine alle violenze e rispondendo alle aspirazioni del popolo siriano di riforme e cambiamenti".
La Turchia: ora basta
Non c’è "più posto per i regimi autoritari" come quello siriano sulle coste del Mediterraneo, ha detto il Presidente turco Abdullah Gul in un’intervista al Sunday Telegraph alla vigilia della sua visita di tre giorni nel Regno Unito. Domani il ministro degli Esteri britannico, William Hague, riceverà a Londra alcuni rappresentanti dell’opposizione siriana. "Credo veramente che non ci sia più posto per i regimi autoritari, per sistemi a partito unico che mancano di responsabilità e trasparenza, sulle coste del Mediterraneo - ha detto Gul - avendo studiato e vissuto nel Regno unito, avendo questa visione del mondo, il presidente Assad dovrebbe comprenderlo". Gul ha quindi ricordato di aver "consigliato" Assad di "affrettarsi ad accelerare il processo delle riforme", perché in caso contrario, "se non fosse stato lui a guidare il cambiamento", la situazione sarebbe degenerata.
Interpellato sul sostegno di Ankara all’opposizione siriana, il presidente turco ha precisato che la Turchia "permette che tenga i suoi incontri e le sue discussioni in libertà e gli fornisce una piattaforma diplomatica".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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