Il sistema Penati, con l’architetto amico del Pd l’hotel può ampliarsi: da 48 passa a 80 camere

Trentadue stanze d’albergo spuntate dal nulla, grazie alla lievitazione della licenza edilizia: c’è anche questa vicenda dentro all'inchiesta della Procura di Monza sui rapporti tra la giunta di Sesto San Giovanni e gli imprenditori locali. Protagonista del "miracolo" l’assessore Di Leva, che consiglia a Di Caterina il professionista di fiducia

Il sistema Penati, con l’architetto amico del Pd 
l’hotel può ampliarsi: da 48 passa a 80 camere

Trentadue stanze d’albergo spuntate dal nulla, grazie alla innaturale lievitazione della licenza edilizia: c’è anche questa vicenda dentro all'inchiesta della Procura di Monza sui rapporti tra la giunta rossa di Sesto San Giovanni e gli imprenditori locali. Protagonista del «miracolo», nei verbali di uno dei costruttori che hanno dato il via all’indagine, sarebbe stato Pasqualino Di Leva, l’assessore Pd che nei giorni scorsi si è dimesso dalla giunta guidata da Giorgio Oldrini, figlio del sindaco sestese degli anni Cinquanta, Abramo Oldrini.

La licenza riguarda un vecchio circolo operaio, il Circolo San Giorgio, trasformato nel Falck Village Hotel. A raccontare ai pm Walter Mapelli e Franca Macchia la storia dell’albergo è stato Piero Di Caterina, l’imprenditore che per anni dice di avere foraggiato l’allora sindaco Filppo Penati, poi divenuto presidente della Provincia di Milano e capo della segreteria di Pierluigi Bersani. «In questa pratica non ho eseguito alcun pagamento illecito - ha specificato Di Caterina -, ma la scelta dell’architetto Marco Magni (anche lui sotto inchiesta, ndr) è stata una mia decisione derivante dalla precisazione di Di Leva che se mi fossi avvalso della sua collaborazione le cose sarebbero andate per il verso giusto». Nella ricostruzione dell’imprenditore, quando per il progetto, inizialmente affidato ad altri due professionisti, venne incaricato Magni «il dato certo è che il numero delle camere passò da 48 a 62». Quando poi Di Caterina affiancò a Magni due ex collaboratori del suo studio che poi lo sostituirono per la ristrutturazione dell’edificio, come emerge anche dalle testimonianze di questi ultimi due, sarebbero stati posti ostacoli e «la pratica si raffreddò» anche se alla fine del 2008 «si riuscì a completare l’intervento, con il passaggio da 62 a 80 camere».

Anche nella vicenda dell’albergo, insomma, i rapporti tra amministratori pubblici e imprenditori privati vengono regolati non con tangenti in contanti, ma attraverso l’arruolamento di consulenti e professionisti «amici». In modo decisamente più brusco, nei racconti degli imprenditori «pentiti», i nomi dei consulenti da arruolare vennero imposti anche da Omer Degli Esposti, vicepresidente delle cooperativa Ccc, interessata ai progetti di riconversione della Falck, che indicò al costruttore Giuseppe Pasini due uomini assai vicini alle coop come condizione per sbloccare le licenze.

Gli inquirenti, nel frattempo, stanno continuando l’analisi della documentazione sequestrata nel corso delle perquisizioni del mese scorso.

Si tratta, per la Procura di Monza, di trovare riscontro alle dichiarazioni degli imprenditori Pasini e Di Caterina: da sole le accuse dei due non bastano, anche perché il Pd sestese continua a sottolineare che Pasini è un avversario politico della attuale giunta, essendosi candidato invano alle elezioni per il centrodestra; e il sindaco Oldrini ha definito «stravagante» il fatto che pagamenti risalenti alla fine degli anni Novanta vengano ricordati solo adesso. Ma in carniere gli inquirenti hanno già altri verbali, decisamente meno attaccabili: come quello di Diego Cotti, ex Margherita e già sostenitore di Penati, che ha confermato le accuse di Pasini.

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