Suggestioni doriente, profumo di fiaba, colori che dallavvolgente verde liberty svaporano nellocra. Contadine, odalische, surreali cigni agonizzanti. Mitiche tribù polovesiane, harem, interni biedermeier, miniature persiane.
Tutto vero. Tutto finto. Il Regio di Torino che apre la sua stagione con la danza, Omaggio a Fokin, torna indietro negli anni, allorchè opera e balletto inauguravano i teatri con pari dignità. Basti per tutti la Scala 1778, con Europa Riconosciuta e tre Balli. Ma alla novità si aggiunge un carico doro fatto dagli artisti del Mariinskij di San Pietroburgo. Ospiti rari, ragazze trasparenti e bellissime dai muscoli dacciaio, uomini emblema di virilità. Ci raccontano l'irruenza dei mongoli polevesi sullo sfondo di un accampamento feroce, (Danze polovesiane, Châtelet, 1909), la rosa sfogliata e decadente dello Spectre de la rose( Monte-Carlo, 1911 ), lenigma fremente della Morte del Cigno( Mariinskij 1907), il sangue e le scimitarre antiche di una Shéhèrazade che succide sul corpo senza vita del suo Schiavo dOro. Su quello spirito art nouveau sinseguono il folclore panslavista di Borodin e Rimskij, la melodia struggente di Weber, leros sfacciato di Saint-Saens. Ma quello che vediamo è apparenza, non lo spirito delle quattro coreografie di Mikhail Fokin con Ivanov il primo grande coreografo russo, attivo nellambito degli Ballets Russes ma soprattutto nel nome una personale determinazione che chiude la porta della stagione caikovskiana per splancarla sull'inquieto Novecento di amici come il pittore Léon Bakst o Konstantin Stanislavskij. «"La creazione è illusione che osserva la realtà». E la realtà di quegli anni è la Rivoluzione del 1905. Superbi gli ospiti del Kirov, appaluditissimi dal parterre delle grandi occasioni. Fino al 6 novembre anche con Bayadère e Lago dei cigni.
Opposti i presupposti di Raymonda , balletto di Marius Petitpa, coreografo dei Teatri Imperiali per mezzo secolo e protagonista della stagione tardoromantica. Il titolo (1898, musica di Aleksandr Glazunov ) in scena alla Scala fino al 4 novembre, è infatti il fanalino di coda della lunga tradizione classica in esaurimento che Fokin rinnega. Raymonda, festeggiata dal pubblico ad onta della lunghezza, è certo la gioia dei ballettomani. Per il resto stancherebbe. Se non fosse che alla Scala, sapientemente ricostruita nel dettato coreografico ( Sergej Vikharev) come nellallestimento, assume il carattere di medaglione depoca che la trasforma da brutto anatroccolo in cigno regale.
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