Prove tecniche di «caccia in branco» per quattro ragazzini romeni che ieri pomeriggio a Milano hanno tentato di stuprare una quattordicenne loro connazionale. Il tentativo non è stato compiuto in un bosco o in una periferia deserta, di notte, ma al Lido di Milano, in una cabina spogliatoio non distante dalle piscine. Gli aggressori (due hanno meno di quattordici anni) pensavano evidentemente che il loro crimine potesse compiersi senza intoppi: in fondo, cosè uno stupro? Ma in questi giorni nella metropoli cè unattenzione particolare per un certo tipo di violenza, le grida che la ragazzina ha lanciato con la forza della paura e dei suoi giovani polmoni hanno fortunatamente sventato lattacco.
Sia chiaro, la mano della legge non sarà pesante per gli stupratori mancati, la loro età non impedisce di violare la legge, ma ne mitiga, e di molto, i rigori. Lo smacco dei piccoli criminali, al pari dellarresto dei due tunisini responsabili di inenarrabili violenze a due giovani turiste francesi, non fa calare lallarme stupri. Da più giorni Milano, Italia, è turbata dagli incalzanti annunci di abusi sulle donne ad opera di extracomunitari, nordafricani e romeni in particolare, che con la loro intollerabile violenza hanno dimostrato come possa diventare insicura una metropoli, a tutte le ore e in più luoghi, da viale Umbria alla Stazione Centrale, perfino alle piscine del Lido. Unombra minacciosa sulla città, che le rassicurazioni ufficiali non bastano a dissipare.
Le autorità competenti affermano che il numero degli stupri, compiuti o tentati, «non è tale da giustificare unemergenza», che il numero delle aggressioni è in linea con quello dello scorso anno. Precisano, però, che è cambiata la radiografia degli autori e delle vittime: i violenti sono in maggioranza extracomunitari, che colpiscono sia italiane che connazionali. Ma già questo dato è unemergenza: significa che la prevenzione, la vigilanza e la repressione si sono rivelate efficaci nei confronti degli italiani, ma non incidono poi molto sugli immigrati, specie quelli clandestini. Non si comprende perché la frequenza di un delitto odioso, anchesso espressione della banalità del male, debba mantenersi più o meno costante. E molti si chiedono se non bastavano già i nostri di stupratori a renderci amari la vita e i risvolti malavitosi (la «microcriminalità» di chi predilige gli eufemismi) della metropoli.
Questo è il punto. Le statistiche servono a poco, così come a poco servono i dibattiti sociologici e le buone intenzioni delle anime belle. La cronaca, da Brescia a Milano e a tante città italiane, dimostra inconfutabilmente che molti stranieri irregolari vengono da società più chiuse e violente della nostra, nelle quali alle donne si continua a guardare secondo gli schemi della rapina e della razzia, o comunque del possesso morboso, dellassoggettamento. Qualcuno ha osservato che i due tunisini che hanno seviziato per ore le turiste francesi sono stati ingenui mandando un messaggino alle loro vittime, grazie al quale sono stati presi.
Non era ingenuità, era larroganza dovuta a una cultura diversa e lontana. Una cultura nella quale lo stupro è considerato quasi un corteggiamento un po più ruvido di quello al quale noi ci siamo addestrati e abituati. Larroganza di chi in questo Paese si è mosso con estrema facilità, giungendo alla conclusione che le leggi (non vale nemmeno la pena di conoscerle, a meno che non si tratti di opporsi alle espulsioni) non riguardano i clandestini. E gli apprendisti romeni presi ieri sono «in linea» con questi modi di pensare. Con questa diffusa cultura, non codificata ma viva, con la quale le città italiane quotidianamente si scontrano.
Allarroganza e al malinteso senso dimpunità di certi immigrati bisogna fare molta attenzione.
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