Un’autocertificazione. Tanto basta a un uomo trans per finire in un carcere femminile in Canada. Non è una boutade sull’ossessione iper-progressista del Paese di Trudeau, purtroppo. Esattamente come accade in Spagna o in Gran Bretagna, i detenuti possono scegliere se scontare la pena in un carcere femminile o maschile in base a una semplice indicazione di genere prima della detenzione. Ripercussioni della religione woke. Ma le polemiche non mancano, soprattutto se certe follie mettono a rischio la sicurezza delle donne.
Il dibattito è rovente sul caso che riguarda Mohamed Al Ballouz, che ha ucciso la moglie e i due figli. Come riportato dalla stampa canadese, l’uomo ha affermato di identificarsi in una donna, nome Levana Ballouz, e per questo motivo ha chiesto di stare nel braccio femminile del penitenziario di Leclerc. La legge parla chiaro: i trans possono essere collocati nel loro "tipo di istituto preferito", in base a ciò che "meglio corrisponde alla loro identità o espressione di genere", e questo "indipendentemente dal loro sesso" o “dal genere/sesso indicato nei documenti di identificazione”.
Innanzitutto si tratta di una norma in conflitto con le norme delle Nazioni Unite che richiedono che le diverse categorie di detenuti siano collocate in istituti o parti di istituti separati in base al loro sesso. Ma poi attenzione ai dati: secondo il Correctional Service Canada (CSC), il 91% delle donne transgender detenute nei penitenziari federali sta scontando condanne per reati violenti, rispetto al 72% della popolazione carceraria maschile. Inoltre, riporta LaPresse, il 44 per cento di questi detenuti trans (uomini che si identificano in donne) sono stati condannati per reati di natura sessuale, mentre il 41 per cento sta scontando una pena per aver commesso un omicidio.
Il sistema messo a punto dalle autorità canadesi lascia qualche perplessità. Un uomo può quindi identificarsi come donna una volta entrato in contatto con il sistema penale, per poi ridiventare uomo quando ne esce. Le sue motivazioni non saranno mai messe in discussione. Ancora più preoccupante è il fatto che in più di nove condanne per reati sessuali su dieci i reati sono stati commessi mentre l’autore viveva sotto l’identità corrispondente al suo sesso biologico, come nel caso di Mohamed Al Ballouz. E, ancora, nessuno degli uomini transgender (cioè donne che si identificano come uomini) detenuti nelle carceri femminili ha chiesto il trasferimento nelle carceri maschili. Un motivo ci sarà, con buona pace degli integralismi talebani.
Le detenute canadesi sono terrorizzate di trovarsi in cella con un trans ed è comprensibile, considerando i
rischi per la sicurezza. Fortunatamente alcuni Paesi stanno facendo un passo indietro. La Scozia, tra gli Stati più woke al mondo, ha deciso di riservare un’ala separata delle carceri femminili alle detenute transgender.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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