Non serve la guerra per diventare uomini

Fino a qualche anno fa si parlava di bullismo, oggi abbiamo preso coscienza che dilaga e diventa sempre più preoccupante il fenomeno della delinquenza giovanile

Non serve la guerra per diventare uomini
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Caro Direttore Feltri,
rimango veramente attonito quando guardo le immagini di ragazzi neanche maggiorenni che accerchiano (cinque contro uno!) un loro coetaneo e lo picchiano con calci e pugni solo per rubargli il telefonino.
Ragazzini disoccupati, frustrati e tanto carichi di violenza quanto scarichi di sani principi.
Nella società che sogno, un sogno che non potrà mai avverarsi, ahimè, questi vengono arrestati e «tradotti» in Ucraina, messi a disposizione dell'esercito e mandati al fronte, liberi di sfogare frustrazioni e violenza almeno per un nobile ideale.
Se lo si potesse fare, lei sarebbe d'accordo?
Cordialmente
Paolo Morocutti

Caro Paolo,
fino a qualche anno fa si parlava di bullismo, oggi abbiamo preso coscienza che dilaga e diventa sempre più preoccupante il fenomeno della delinquenza giovanile, che coinvolge sia in qualità di autori che di vittime ragazzi e ragazze minori. Tanto è vero che pure le carceri destinate ai delinquenti in erba sono sempre più sovraffollate. E questo rammarica, cioè, mi spiego, rattrista il pensiero di queste esistenze spezzate, di questi adolescenti che si ritrovano a vivere l'esperienza terribile della detenzione poiché hanno intrapreso la strada (talvolta senza uscita) del crimine, della violenza, della devianza sociale. Per recuperare questi individui cosa dovremmo fare? Se ne sta dibattendo tanto. C'è chi ritiene che l'istituto di pena non sia luogo idoneo per agevolare un percorso di rieducazione e che esso finisca con il consolidare piuttosto una piega che semmai andrebbe corretta. Tu addirittura proponi di spedire questi giovanissimi in Ucraina per fare loro combattere una guerra che neppure gli appartiene, che combatterebbero quindi senza neppure ideali. Insomma, come se essi fossero carne da macello, cose di cui sbarazzarci, ingombri, noie, fastidi, pesi, rifiuti, eppure si tratta di esseri umani e non intendiamo sterminarli mandandoli all'estero per fare i soldati di Zelensky, il quale, personalmente e con tutto il rispetto, mi sta un po' sulle scatole. Gli abbiamo dato le armi e ora dobbiamo dargli i nostri figli? La tua è chiaramente una provocazione e come tale la prendo. Per secoli, anzi millenni, verdi vite sono state sacrificate in battaglia. E tuttora accade. E questo non ha mai reso l'umanità migliore, tutt'altro.

Serve che le istituzioni a cui è affidato il ruolo educativo, ossia famiglia e scuola, compiano il loro dovere, trasmettendo i valori della disciplina, dell'impegno, della responsabilizzazione, del rispetto verso il prossimo come verso ogni forma di vita. Non è necessario inviare al massacro per allevare cittadini perbene e favorire la diffusione del civismo in una società che ha smarrito il senso del limite.

Ti ringrazio sentitamente.

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