Il tunisino, l'auto e il movente: cosa non torna nella morte di Alice

La 32enne è stata uccisa e data alle fiamme all'interno della sua auto. I sospetti degli inquirenti su Mohamed Gaaloul e i filmati di quella notte ma manca il movente del delitto

Un primo piano di Alice Neri
Un primo piano di Alice Neri

Ci sono ancora molti misteri sulla morte di Alice Neri, mamma 32enne di Ravarino (Modena), uccisa e poi data alle fiamme, all'interno della sua sua auto, la notte dello scorso 18 novembre. Il corpo carbonizzato della donna è stato trovato dai carabinieri nelle campagne di Fossa di Concordia, a pochi chilometri dall'abitazione di Mohamed Gaaloul, il tunisino su cui ora gravano forti sospetti. Ma nella ricostruzione della dinamica omicidiaria qualcosa non torna.

La ricostruzione del delitto

Tutto comincia la mattina del 18 novembre, quando il cadavere di Alice viene rinvenuto nel baule della sua auto completamente avvolta dalle fiamme. Sulle prime, gli inquirenti iscrivono nel registro degli indagati il marito della 32enne, Nicholas Negrini, e il collega della della donna, Marco Cuccui (per entrambi, si tratta di un atto dovuto). Nel corso delle indagini, però, lo scenario e i protagonisti di questa vicenda cambiano rapidamente. La svolta nel caso avviene con l'arresto di un tunisino, Mohamed Gaaloul. Questi, a detta di alcuni testimoni, si trovava nello Smart Cafè dove Alice ha trascorso la serata con il collega sardo, fino alle 3.30 del mattino. Ad ogni modo, su cosa accadde nelle ore successive di quella terribile notte si sa poco e nulla. Se non che la giovane donna sia stata barbaramente uccisa. Ma quale potrebbe essere stato il movente del delitto? Perché tanta efferatezza? Alice e il presunto assassino si conoscevano?

I sospetti sul tunisino

A confermare la presenza di Gaaloul all'interno del locale è stato Marco Cuccui: "Prima di andarmene, ho notato un giovane straniero, credo nordafricano, - ha raccontato il collega della vittima agli inquirenti - aggirarsi attorno all'auto di Alice". Del resto, come ben ricorda la giornalista Valentina Reggiani sul Resto del Carlino, le telecamere di sorveglianza hanno ripreso l'arrivo del tunisino allo Smart Cafè attorno alle ore 3 del mattino. Così com'è certo che il ragazzo abbia accettato un passaggio da "una donna bionda" - è stato lui stesso a confermarlo - che, tutt'oggi, sostiene di non conoscere. La Procura parla di "forti indizi di colpevolezza" nei confronti di Gaaloul che, a detta di alcuni conoscenti, la mattina del 18 novembre è rientrato a casa coi vestiti sporchi di olio, la stessa sostanza con cui sarebbe stata data alle fiamme la vettura della 32enne modenese. C'è dell'altro. Il 29enne, arrestato in Francia il 14 dicembre, nega di essere fuggito all'estero. "Sono andato in Francia per lavorare come imbianchino - ha detto - poi, la notte ho dormito in Germania". Ma ci sono dei "buchi temporali" nel suo racconto. Motivo per cui, il suo cellulare è ora al vaglio dei carabinieri.

Gli spostamenti dell'auto di Alice

La Ford Fiesta in uso alla vittima parte dallo Smart Cafè alle ore 3.40, verosimilmente con il tunisino a bordo. Alle ore 3.42, l'auto svolta verso Vallalta, località dove vive Gaaloul. Alle 4.03, la vettura di Alice imbocca via Forella, una strada di campagna.

Le telecamere di soverglianza riprendono nuovamente la Ford alle 5.09, sempre in direzione Vallalta. Alle 5.15, il veicolo percorre via Mazzalupi e da lì si dirige in località Fossa dove, nelle ore successive, sarà ritrovato il corpo carbonizzato della 32enne.

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