"Dopo 25 anni di carriera mi sento sempre debuttante"

Pubblica "Le canzoni alla radio" e prepara il nuovo tour con Nek e Renga. "L'era digitale è liberale e libertaria"

"Dopo 25 anni di carriera mi sento sempre debuttante"

In fondo a Max Pezzali basta dare il là. Poi lui parla e parla, divaga, non si trattiene, è l'intervistato perfetto. Stavolta pubblica Le canzoni alla radio, che è un disco di mezzo perché sta tra la celebrazione dei suoi 25 anni di carriera e l'inizio del tour a gennaio con Nek e Francesco Renga. Ci sono sette brani inediti (e qualcuno, come Il secolo giovane, ha luci nuove nei testi) e trenta canzoni che sono diventate successi in radio: «La radio è stata la mia insegnante di musica, la mia enciclopedia, la mia compagna di vita», dice spiegando il perché del titolo. Da Hanno ucciso l'uomo ragno a L'universo tranne noi. Da Sei un mito a Come mai. In poche parole, è la sublimazione di un quarto di secolo di autentico pop radiofonico, partito sotto il fuoco della critica ma ormai riconosciuto come parte della nostra musica: «Sì all'inizio eravamo considerati come il male assoluto ma non me la sono mai presa perché ho una tendenza naturale al compromesso...», spiega sorridendo alla sua maniera, genuina e coinvolgente. Poi continua così: «Faccio questo mestiere da abbastanza tempo ma continuo a sentirmi sempre un absolute beginner, sempre un debuttante.

Anche ora, caro Max Pezzali, che sta per compiere 50 anni (il 14 novembre)?

«Sì, anche perché di manie di grandezza sono piene le fosse artistiche. Ho imparato che scrivere una canzone è come lanciarsi con il paracadute. Non voglio correre il rischio di chi, dopo essersi lanciato migliaia di volte, prende il lancio sottogamba e si dimentica il paracadute.... E ho smesso di inseguire il consenso a tutti i costi».

Non inseguire il consenso è forse il miglior modo per conservarlo.

«Non averlo non rappresenta la fine della vita. Ma conservarlo aiuta a poter continuare a raccontare storie».

In questo disco ce ne sono due che colpiscono. La prima è quella che canta ne Il secolo giovane.

«Le persone della mia età (della nostra - ndr) sono spesso portate a raccontare e raccontarsi che il mondo fosse migliore nel secolo scorso, prima di internet e dei social network. Ma io credo di non aver mai vissuto un'epoca così stimolante come questa. È forse l'epoca più liberale e libertaria di sempre, e c'è possibilità per tutti di accedere alle informazioni».

Però ci sono tante violazioni, ci sono gli haters, le minacce, le diffamazioni.

«Tutto ciò che è libero spesso può diventare pericoloso. Ma troveremo gli anticorpi anche per questo».

Poi c'è La vita con te. Ossia l'amore a cinquant'anni.

«Non è soltanto grandi passioni struggenti oppure eroici slanci romantici, ma anche alzarsi insieme ogni mattina e vivere insieme il quotidiano senza sprofondare nella routine. Ed è soprattutto la possibilità di confrontarsi con qualcuno senza temere di essere giudicati».

Quindi bisogna continuare a restare in gioco. Artisticamente, lei lo fa con l'esperienza del trio con Renga e Nek. A proposito, il video di Duri da battere è stato girato da Manetti Bros.

«Visto che bello?».

Ma è vero che dopo il tour pubblicherete anche un disco con le vostre tre voci?

«Mah, in questo momento si naviga a vista. Noi abbiamo una chat su whatsapp e ci stiamo ancora confrontando sulle canzoni da cantare dal vivo. Ci chiediamo: Quando prepariamo la scaletta?. Dai vediamoci. È tutto ancora un po' fumoso nonostante il tour sia dietro l'angolo».

Le prevendite stanno andando benissimo. Però c'è una sosta dei concerti proprio nel periodo del Festival di Sanremo. Ci andrete?

«Non certo in gara, non abbiamo nessuna canzone pronta. Ma se ci chiamassero per fare gli ospiti a me piacerebbe moltissimo».

E del possibile disco in tre non dice

nulla?

«Se arrivasse, ne sarei contento e non mi sento di escludere nulla. Certo, se si trascorrono tre mesi suonando, viaggiando e mangiando insieme, diciamo che possono venir fuori le idee giuste per nuove canzoni...».

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