Il nome che compare sulle carte è quello di "Jane Doe", uno pseudonimo che negli Stati Uniti viene utilizzato quando chi sporge denuncia vuole rimanere anonimo, come nel caso di violenze che una donna sostiene di avere subito da parte di Chris Brown, artista che in passato ha avuto una relazione con Rihanna e che già altre volte in passato ha dovuto fare i conti con casi di violenze sessuali.
Questa volta l'accusa nei suoi confronti è di avere trattenuto una donna in casa sua contro la sua volontà, stuprandola e obbligandola ad atti sessuali con amici e amiche nella notte tra il 23 e il 24 febbraio 2017, quando Brown e l'amico Lowel "Young Lo" Grissom avevano organizzato una festa in uno studio di registrazione al termine di un concerto.
La donna, che è difesa dall'avvocato Gloria Allred, specializzata in diritti delle donne, ha raccontato che una volta raggiunto lo studio alla sua assistita fu portato via il telefono su richiesta di Brown e che fu poi costretta a raggiungere casa sua nella valle di San Fernando, con la promossa che così avrebbe potuto riaverlo indietro.
Nel mentre - si legge nell'accusa - la madre, che era riuscita a rintracciare il telefono della donna, chiese alla polizia di riportarla a casa, ma Brown impedì l'accesso agli agenti, mentre chiedeva agli amici di nascondere una borsa piena di armi. A questo punto la ragazza fu portata in una stanza da letto e costretta a fare sesso con Grissom e un'amica di lui, che non viene identificata per nome.
"È uno dei
casi di violenza sessuale più orrendi che abbia mai visto - ha detto l'avvocato Allred alla stampa di fronte al tribunale di Los Angeles - La nostra cliente è rimasta seriamente traumatizzata da quanto ha dovuto sopportare".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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