Festival di Venezia, il padrino Alessandro Borghi: "È un onore"

Per la prima volta un attore, e non un'attrice, scelto per inaugurare le serate Tra i volti giovani più noti, è anche interprete della serie "Suburra" di Netflix

Festival di Venezia, il padrino Alessandro Borghi: "È un onore"

Forse bisogna iniziare dall'«outfit» ossia, più prosaicamente, da come s'è vestito Alessandro Borghi, per capire che tipo di «madrino» - «no, no padrino tutta la vita» ci dice lui - sarà quest'anno per le serate inaugurali (questa sera) e finali (sabato 9 settembre) dell'edizione numero 74 della Mostra del cinema di Venezia. L'occasione galeotta è stata la tradizionale foto in cui la madrina dovrebbe fare ciao con la manina scendendo dalla lancia all'imbarcadero dell'Excelsior al Lido. Il padrino invece marca la differenza con tutto il passato, sia femminile che maschile, e si presenta in tenuta solo apparentemente trasandata ma in realtà griffatissima di Gucci: t-shirt crema con la stampa di un'ape, jeans con lavaggio tabacco effetto macchiato e sneakers ai piedi con la stampa di una tigre. Apriti cielo! Sui social si scatenano immediatamente i commenti al vetriolo che non rendono giustizia alla personalità di Borghi che - anticipa l'attore al Giornale - si rifletterà anche nelle parole inaugurali: «Sarà un discorso spontaneo, di pancia, molto poco istituzionale. E sarà soprattutto un elogio e un ringraziamento a questo nostro meraviglioso mestiere che è il cinema».

Borghi, romano de Roma, 31 anni il prossimo 19 settembre, ringrazia giustamente il cinema ma la sua è stata una gavetta, magari non lunga temporalmente, dura e molto concentrata. Che l'ha visto passare da sorvegliante notturno in un palazzo sfitto a Rebibbia a stunt-man fino a interprete di tantissima fiction tv prima di essere chiamato da Sollima per Suburra e da Caligari per Non essere cattivo iniziando a farsi più che notare anche al cinema. «L'ho sempre sperato ma non l'avrei mai detto - confida - che sarei arrivato fino a qua, soprattutto - in questo ruolo di padrino in un festival che io amo tanto. Per carità sono stato a Berlino, a Cannes ma la sensazione è sempre di essere un ospite. Qui invece mi sento a casa».

Bene dunque ha fatto quest'anno Alberto Barbera, direttore del festival, a mischiare le carte in tavola e scegliere un «madrino», o «padrino» che dir si voglia, un po' come aveva già fatto il festival di Cannes con Lambert Wilson. Borghi nel frattempo s'è trasformato pure nell'interprete più richiesto del cinema italiano. E, attenzione, non si tratta d'una frase fatta. Solo in questi mesi sta girando ben quattro film, prima Napoli velata di Ferzan Ozpetek e The Place di Paolo Genovese, mentre a breve sarà Remo e reciterà in protolatino nella fondazione di Roma in Primo Re di Matteo Rovere e poi interpreterà Stefano Cucchi - il ragazzo morto nel 2009 durante la detenzione cautelare - in Sulla mia pelle di Alessio Cremonini accanto a Jasmine Trinca sua compagna già nel recente Fortunata di Sergio Castellitto che ha preso parte al festival di Cannes. Pure nella tradizionale power list del cinema italiano che il mensile Ciak, diretto da Piera Detassis, pubblica in occasione del festival di Venezia Borghi è il primo nella sezione dei cosiddetti «talent». Mentre nei prossimi giorni, proprio qui al Lido di Venezia, Borghi sarà presente per Suburra: la serie che Netflix, la piattaforma leader mondiale di streaming, porterà nelle case di milioni di spettatori su tutto il globo il 6 ottobre.

Con tutti questi lavori Borghi dunque potrebbe bene rappresentare, quasi da solo, quella «nouvelle vague» del cinema italiano che il festival vuole lanciare con quasi una trentina di film nostrani sparsi in tutte le sezioni: «Ma è una realtà - dice l'attore - ormai c'è

una nuova corrente che sta riportando il cinema italiano al livello di quello di tanti anni fa. Poi adesso c'è Netflix che può diffondere un prodotto come Suburra in 180 paesi. Io sono molto positivo per il nostro futuro».

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