Ammutolisce quando gli chiediamo se si sente pronto per diventare padre. Poi Riccardo Scamarcio, 40 anni, abbraccia e coccola il collega 12enne Augusto Zazzaro anche fuori dal set de Il ladro di giorni, in uscita il 6 febbraio (un noir di Guido Lombardi, autore dell'omonimo libro edito da Feltrinelli), dove l'attore interpreta assai bene le sfumature della paternità. Da rude ex-galeotto che va a riprendersi il figlio, portandolo con sé come un'arma («Un bambino è meglio d'una pistola», dice), a papà tenero e pedagogico a suo modo, disegna un genitore on the road: dal Trentino alla Puglia, con amore e desiderio di vendetta.
Come si è preparato al ruolo?
«Nessuna preparazione. Ho avuto un ottimo rapporto con papà, perso anni fa. La bellezza del cinema è questo. Come per scherzo divino, fai un film che coincide col tuo stato umano».
Tra padre e figlio, qui, scattano dinamiche diverse...
«Ci sono dinamiche di potere: l'amore è più potente, perché padre e figlio, maschi, difficilmente si abbracciano. Per atavica riservatezza, non si toccano. Questo padre mezzo criminale scopre che il suo bambino è un individuo indipendente, capace di sorprenderlo: può essere amico, alleato, socio».
In Italia è difficile fare un film che parli di sentimenti?
«Da noi è difficile fare un film dove si può piangere. Questo è un mélo, nel senso nobile del termine: riecheggia Il campione di Zeffirelli, con un bambino e un pugile. Oggi, chissà perché, certe emozioni non si raccontano».
Meglio non girare film insieme ad animali e bambini, si dice. Che ne pensa?
«Ma bambini e animali sono fantastici! Sono materia! Producono! Il mio giovane partner era troppo diligente, così ho cercato di rovinargli un po' le cose... Il cinema è fatto di corsari. Possono farlo soltanto i pirati. Questa coppia padre-figlio è picaresca. Come in un western pugliese».
Come sceglie i suoi film?
«Cerco di lavorare con chi ha qualcosa da dirmi. Voglio conoscere l'excursus emotivo delle scene: non ho idee precostituite. Adoro il cinema che cerca di emozionare lo spettatore, senza vergognarsi di commuoverlo. Infatti vedo e rivedo Nuovo Cinema Paradiso».
Il noir le è congeniale, visto che ha interpretato Non sono un assassino, Pericle il Nero, Lo spietato...
«I personaggi estremi rappresentano meglio il lato emotivo dell'esistenza, che è a sua volta estrema».
Come si è trovato con Guido Lombardi?
«Abbiamo un approccio diverso al lavoro. Prima di girare una scena, dove magari sparo con due pistole, ho bisogno della carica. E lui sussurrava... Azione!. C'è stata una scena problematica a Gravina di Puglia, con 200 battenti incappucciati, a flagellarsi».
Progetti?
«A marzo
uscirà Magari, film di Ginevra Elkann, ambientato negli anni '90. Ad aprile, Tre piani di Nanni Moretti. Come produttore, ho per le mani il remake d'una commedia francese, Gli infedeli, e L'ultimo paradiso, un'opera prima».
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