Per lei, in fondo, le differenze sono altre: «Anche il Festival è dopotutto un talent show». Annalisa Scarrone stasera si gioca la seconda chance: ha convinto ad Amici, ora prova a vincere il Festival, categoria Big non solo di ruolo ma anche di speranze: grandi. Ha 28 anni, una laurea presa all'Università e una sui palchi (piccoli, talvolta piccolissimi) del savonese dove ha fatto la sua bella gavetta. E ora mostra la sicurezza di chi ha sciolto la diffidenza e finalmente può farsi vedere com'è sul serio. Così.
Così come, Annalisa?
«Più passa il tempo e più credo che mi farò vedere emozionata. Forse prima non ci pensavo tanto. Ma ora ho realizzato dove mi trovo».
In un altro talent show, in fondo.
«Lo penso sul serio. Anche se credo che pochi siano d'accordo con me».
Ma ci sarà pure una differenza tra i due spettacoli?
«Sì. Nel caso del talent Amici devi mettere in gioco anche la tua parte personale. Però hai più tempo a disposizione. Qui sei solo la canzone che canti. E alla fine della canzone o la va o la spacca».
Come andrà?
«Per me comunque è la prima grande possibilità di dimostrare quello che sono diventata dopo l'uscita da Amici. Ho cantato dal vivo, registrato dischi, studiato e meditato. Insomma, penso di essere cresciuta e non vedo l'ora di dimostrarlo».
Molti si aspettano che Annalisa sia diventata meno eterea...
«Sempre con questa storia della sensualità più o meno espressa. Prima ero molto concentrata sulla musica, adesso mi sento più disinvolta (che non vuol dire disinibita). Però sì: stasera sul palco avrò un po' più di pelle scoperta...».
Così la smetteranno di criticarla.
«Evviva».
Questo Festival sembra avere canzoni più pessimiste rispetto al passato.
«Si parla di amore come sempre. E non mi sembra un peccato, anzi. Però si parla di amore in un contesto più meditativo, talvolta meno gioioso e in alcuni casi sarcastico. Non ho grande esperienza, ma mi sembra che spesso le canzoni prendano spunto da qualche racconto per arrivare a una riflessione più generale. Anche le mie due sono così».
Si spieghi.
«Scintille racconta l'intensità di un attimo e di quanti pensieri ti possono passare nella mente in una frazione di secondo. Quando la canto penso all'emozione e all'incertezza su cosa può accadere quando si incontra una persona nuova».
E Non so ballare?
«È l'ammissione di un limite».
Tutto qui?
«Ci sono due modi di ammettere un limite. Uno è consolatorio. L'altro è uno stimolo a superarlo e quindi a crescere».
Qual è il più grosso che ha superato?
«Forse la diffidenza. Ma non verso gli altri.
Cosa farà dopo il Festival?
«Anche a me piacerebbe saperlo. Ma in fondo basta prendere la realtà giorno dopo giorno».
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