Andrea Camilleri, falsario di talento

Da Boccaccio a Sciascia, lo scrittore sapeva come imitare i colleghi (e non solo)

Andrea Camilleri, falsario di talento

Il falsario non è sempre un imbroglione. Anzi, l'arte del falso, più o meno dichiarato, richiede un talento notevole ed è un gioco letterario estremamente raffinato. Luca Crovi dedica un divertente pamphlet a Copiare / Reinventare. Andrea Camilleri falsario (Oligo, pagg. 78, euro 12).

Il popolare inventore del commissario Montalbano amava immedesimarsi nei panni di altri autori. Fra gli scrittori che ha «falsificato e reinventato ci sono Luigi Pirandello, Leonardo Sciascia, Boccaccio», scrive Crovi, e addirittura Caravaggio del quale non è rimasta alcuna traccia scritta. Se poi un documento (falso) era funzionale alla trama, tanto meglio: Camilleri se lo inventava di sana pianta o si ispirava a carte vere, cambiandone il significato.

Nella Scomparsa di Patò ha un ruolo fondamentale la burocrazia con il suo linguaggio incomprensibile e i suoi complicati adempimenti. Il romanzo, che prende spunto da A ciascuno il suo di Leonardo Sciascia, si presenta come un dossier in cui sono raccolte carte ufficiali. Ma siamo sicuri? Andrea Camilleri: «Mi sono inventato tutto, lo confesso. È possibile qualche coincidenza di nomi e cognomi, ma si tratta, lo ripeto, di dannate coincidenze». Del resto, nel libro, a un certo punto, appare un tale che si chiama Andrea Camilleri. Beffarda spiegazione d'autore: «Caso di omonimia, dato che la storia si svolge nel 1890».

Il re di Girgenti è forse il falso dei falsi. Camilleri ha raccontato di aver trovato in una libreria romana, nel 1994, un volumetto dal titolo Agrigento. All'interno si narrava un episodio avvenuto nella città di Girgenti, oggi Agrigento.

Il popolo d'Agrigento, cacciata la guarnigione sabauda che presidiava la città in nome di un re scomunicato dal papa, aveva eletto come suo sovrano Zosimo, un contadino. Il nuovo re passò subito alle maniere forti, facendo giustizia sommaria di amministratori e funzionari fedeli ai Savoia. Poi però fu sconfitto dal ritorno dei soldati sabaudi. Camilleri, incuriosito, si mise in contatto con Antonino Marrone, l'autore del libretto, il quale gli raccontò che egli aveva attinto a un'opera intitolata Memorie storiche agrigentine di Giuseppe Picone edite nel 1866. Tramite un amico, Camilleri ebbe in regalo una copia anastatica nella quale però non era chiara quale fosse stata la fine di Zosimo, re di Girgenti, definito dall'autore «una belva feroce». Camilleri trovò altre brevissime notizie di Zosimo nei tre volumi di Luigi Riccobene Sicilia ed Europa edito da Sellerio nel 1996. Qui si legge la particolare dieta di Zosimo, stomaco forte, che si nutriva «di vino mescolato a polvere da sparo». A questo punto Camilleri decise di scrivere la biografia di Zosimo re di Girgenti. Spunto vero. Tutto il resto invece è falso, inclusi alcuni documenti apocrifi pubblicati a conclusione del libro.

Fino a qui si tratta di falsificazione di documenti. Ma Camilleri ha imitato per intero lo stile di altri autori celebri. Nel 2007, salta fuori La novella di Antonello da Palermo che Boccaccio avrebbe portato al Nord quando nel 1351 era stato invitato come ambasciatore di Firenze in Tirolo. Il racconto era stato trovato da Giovanni Bovara, nel 1916, poco prima di morire nella Prima guerra mondiale. In seguito, se ne era persa la memoria. Camilleri spiega di essere entrato in possesso del manoscritto e ipotizza, da filologo, i motivi per i quali la novella fu esclusa dal Decamerone. Tutto falso (dichiarato, purtroppo).

Nel Colore del sole, altro libro del 2007, Camilleri annuncia una scoperta clamorosa. In un casale abbandonato è stato ritrovato un antico diario. L'autore è Michelangelo Merisi detto il Caravaggio. La biografia dell'artista, come è noto, presenta molti aspetti oscuri. Per fortuna il diario ritrovato permette di far luce sulla vita di Caravaggio, oltre a svelare le circostanze nelle quali sono state realizzate le sue opere: «Hodie, a veder la scopritura della Decollazione con lo Gran Maestro...». E così per intere pagine di questo falso diario, completamente inventato.

Andrea Camilleri non è certo il primo scrittore «falsario», ed è sufficiente pensare che il romanzo italiano per eccellenza, I promessi sposi di Alessandro Manzoni, prende le mosse da un falso documento storico. Giacomo Leopardi, invece, prendeva in giro i grecisti con poesie falsamente antiche. Qualcuno ha provato a imitare Arthur Rimbaud, senza successo ma con grande clamore. Qualcun altro ha sfornati falsi diari di veri dittatori, rovinando la carriera di più d'uno storico ansioso di accreditarsi la scoperta. È stato il caso di Benito Mussolini e soprattutto di Adolf Hitler.

La palma del documento storico falso più importante di tutti i tempi spetta probabilmente alla Donazione di Costantino con la quale l'imperatore avrebbe donato, nel 314, al Papa Silvestro I, la giurisdizione civile su Roma, sull'Italia e sull'intero Occidente.

Di fatto, è la base sulla quale fu costruito il potere temporale della Chiesa. Nel XV secolo, il grande umanista Lorenzo Valla scoprì che la Donazione era un falso fabbricato probabilmente nel periodo 750-850 a Roma o all'abbazia di Saint-Denis.

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