Stefano Giani
da Cannes
È Alejandro Gonzales Iñàrritu, due Oscar consecutivi nel 2015 e 2016 per Birdman e Revenant, a presiedere la giuria del Festival di Cannes. In apertura della kermesse che assegnerà la palma d'oro numero 72, la commissione ha ammesso il proprio difficile compito. «Tante opere di moltissime nazioni, culture e regie si sfideranno e a noi toccherà l'ardua sentenza», ha commentato l'autore messicano che si è naturalmente detto onorato del suo ruolo. In commissione, a rappresentare l'Italia, c'è Alice Rohrwacher, un anno fa in gara con Lazzaro felice che si portò a casa il Prix du scenario, ovvero il riconoscimento per la sceneggiatura. «Mi reinvento in versione spettatrice ma sono qui anche come regista e soprattutto come donna», ha spiegato la trentottenne toscana affiancata da colleghi negli ultimi anni in competizione a Cannes. È il caso di Robin Campillo, premio speciale nel 2017 con 120 battiti al minuto, o il polacco Pawel Pawlikowski, autore di Cold war premiato un anno fa e in corsa agli ultimi Oscar per il film straniero.
Una passerella che ha presentato la compagine chiamata a scegliere fra Ken Loach e l'attesissimo Quentin Tarantino, forse il favorito della vigilia sul quale sono puntati gli occhi di tutto il mondo, incuriosito dal suo nono film C'era una volta a Hollywood. Un cast di stelle e un argomento scomodo che tocca la strage di cinquant'anni fa, in cui rimase vittima Sharon Tate, allora moglie di Roman Polanski, uccisa dai satanici seguaci di Charles Manson. E poi l'italiano Marco Bellocchio con Il traditore e Pierfrancesco Favino che interpreta il boss dei due mondi Tommaso Buscetta. E che Giovanni Montinaro, figlio di un caposcorta di Falcone ucciso nell'attentato ha stigmatizzato: «Sinceramente, l'uscita nelle sale il 23 maggio, la data della strage, è solo marketing, da orfano di quella strage mi permetto di scrivere che è decisamente offensivo». Risposta di favino: «Assicuro che non c'è alcun deisderio di approfittare».
In cartellone anche i fratelli Dardenne con Il giovane Ahmed che guarda pesantemente alla jihad.
Una galleria cui si aggiunge Almodòvar con Dolor y gloria, Xavier Dolan con Matthias et Maxime e A hidden life dell'irraggiungibile Malik. Ieri sera il via con gli zombie di Jim Jarmusch. L'apertura è nel segno del brivido.
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