La Apocalisse ambientalista è la nuova fede di Hollywood

La Apocalisse ambientalista è la nuova fede di Hollywood

Gilbert Keith Chesterton, scrittore del secolo passato, anglicano convertitosi al cattolicesimo, ebbe un lampo di genio. Osservò che da quando gli uomini avevano smesso di credere in Dio, avevano cominciato a credere in tutto. Oggi questa pillola di saggezza avrebbe bisogno di un lieve aggiustamento: gli uomini non credendo più in Dio, credono in tutto: ma soprattutto credono nell'ambientalismo, braccio armato del «politicamente corretto». L'ambientalismo è un serpente sinuoso, abile, convincente. Ha le sembianze del serpente con il quale si apre Noah, kolossal tridimensionale di Darren Aronofsky, interpretato dal massiccio Russell Crowe, nei panni e con la barba di Noè. Meno male che Papa Francesco si è tenuto alla larga da questo polpettone hollywoodiano, un po' New Age un po' vegano. I produttori ritenevano che la favola di Noè in salsa ambientalista avesse bisogno della benedizione planetaria del «Papa Pop». Ma anche senza viatico pontificio se la sono cavata egregiamente: gli incassi li premiano, e chissà, nel weekend pasquale...
La storia, come detto, si apre col serpente, che convince Eva a mangiare la mela. E viene giù il Paradiso Terrestre. Quindi la Terra finisce nelle mani degli uomini corrotti dal peccato. Il primo colpo lo assesta Caino sulla testa del fratello. Le danze sono aperte. È un susseguirsi di offese alla Madre Terra e al suo Creatore. Finché quest'ultimo perde la pazienza. Arriviamo così al Diluvio Universale. Solo Noè (Noah) e la famiglia si salveranno costruendo una possente Arca, che ospiterà le più varie specie di bestie che volano, strisciano e camminano, in coppia (maschio e femmina). Gli uomini crepano in quantità, giusti e innocenti, vecchi e bambini, sotto la pioggia divina. Le bestie maltrattate e divorate contribuiranno, sotto la guida di Noè, a costruire un mondo migliore, placatasi la rabbia del Creatore. Del Vecchio (e del Nuovo) Testamento a Darren Aronofsky non gliene frega nulla (non verrà mica in mente a qualcuno di scambiare Noah per un film biblico?). A lui interessa rendere credibile la sua storia dell'Apocalisse secondo Noè, servendosi della Storia Sacra. L'ideologia ambientalista si è insinuata a Hollywood da qualche tempo.

Lì da sempre vendono sogni, speranze e timori al mondo intero. C'è bisogno di Salvatori per il pianeta malato. Lo schermo prontamente li serve. Al film manca soltanto una bella predica introduttiva di Al Gore. Bisogna accontentarsi del volto convincente di Russell Crowe.

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