Quando nel 2004 il nostro governo sostenne in Parlamento l'approvazione della legge che istituiva il Giorno del Ricordo delle vittime delle foibe, sentivamo forte il dovere di mantenere viva l'attenzione su una dolorosa e tragica vicenda che non è di pochi, ma che riguarda l'intero popolo italiano: non soltanto le vite umane perdute, ma «l'Esodo istriano», l'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra.
Quando in una famiglia qualcuno soffre, l'intera comunità familiare ne è colpita. Lo stesso vale per le violenze e le sofferenze patite dai nostri esuli.
In quella stagione il comunismo e il nazionalismo più cieco e ottuso unirono i loro effetti criminali ai danni di innocenti che non avevano altra colpa se non di essere italiani. Una tragedia per molto tempo volutamente cancellata, sulla quale la sinistra comunista in Italia fece calare una totale cortina di silenzio.
Settanta anni dopo vogliamo ribadire la nostra vicinanza a tutte le famiglie italiane che hanno sofferto e garantire a loro e ai loro familiari che il loro ricordo rimane.
Conservare la memoria è, per definizione, un compito che non ha mai fine e che deve impegnare le generazioni future: perché senza Storia, senza memoria, non si costruisce futuro né si evita che gli errori e gli orrori del passato possano, Dio non voglia, ritornare.
Non è un rischio teorico: sotto nuove spoglie, l'eco delle dottrine illiberali del '900, nazionalsocialismo e comunismo, si riaffaccia nelle nuove
forme di odio verso la nostra civiltà occidentale, democratica, tollerante. Anche per questo ricordare la tragedia delle terre giuliano-dalmate non è solo un doloroso omaggio al passato, ma un doveroso monito per il futuro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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