da Los Angeles
Kumail Nanjiani è un comico di origini pachistane, di grande successo negli Stati Uniti. Insieme alla moglie Emily Gordon, ha scritto il copione della commedia romantica The Big Sick, che lo vede protagonista e che racconta la storia del loro amore interrazziale, fra un ragazzo proveniente da famiglia tradizionalista musulmana e una giovane donna bianca.
Saranno i tempi, sarà il tenore divertente nel racconto di un tema delicato, ma The Big Sick, diretto da Michael Showalter e prodotto da Judd Apatow (l'autore di commedie di successo come Strafumati e Bridemaids) ha già vinto cinque premi in altrettanti festival internazionali il più importante quello di Locarno e ha stabilito un record al Sundance film festival, dove ha debuttato lo scorso gennaio e dove è stato acquistato da Amazon per 12 milioni di dollari, una delle cifre più alte mai sborsate al festival fondato da Robert Redford.
Basato appunto sulla vera storia degli sceneggiatori del film - e coppia nella vita - Emily V. Gordon e Kumail Nanjiani, il film racconta tutto ciò che l'aspirante comico Kumail (interpretato dallo stesso Kumail Nanjiani) e la sua fidanzata americana Emily (Zoe Kazan) hanno dovuto affrontare per superare i pregiudizi delle rispettive famiglie e 1.400 anni di antiche tradizioni orientali. Il tutto reso ancora più drammatico da una crisi seria, subentrata pochi giorni dopo il primo appuntamento. Emily infatti subisce un ricovero in ospedale. Finisce in coma, rischia di morire. È nelle corsie dell'ospedale che Kumail si innamora di Emily, ed è in quelle stesse corsie che incontra i genitori della ragazza (interpretati da Ray Romano e Holly Hunter).
Circa cinque anni fa Kumail, che a Los Angeles stava diventando un cabarettista di successo, incontra Judd Apatow. «Mi disse che avrebbe voluto lavorare con me, immediatamente gli sottoposi cinque differenti progetti ma nessuno gli piacque. Poi gli raccontai di come mi ero innamorato di mia moglie in coma e di come le nostre due famiglie ebbero a che fare con differenze culturali che all'inizio sembravano insormontabili. Si entusiasmò». Kumail dunque butta giù un copione, che poi la moglie anche lei sceneggiatrice - rivede e completa. La versione finale diventa un film, che diventa il secondo maggior successo dell'anno, in termini d'incassi, tra le pellicole indipendenti made in Usa.
Eppure il percorso del film non è stato sempre facile; Kumail ricorda i commenti razzisti usciti sui social network per questo racconto di un amore interrazziale. «La fobia verso l'Islam non è mai scomparsa ma questo è davvero il suo momento - scherza - e poi c'è molta ignoranza. La frase più comune? Tornatene in India. Io in India non ci sono mai stato, quindi forse si tratta solo di un invito per una bella vacanza».
Razzismi e battute a parte Hollywood sembra stia riuscendo finalmente a proporre la diversità culturale e sociale che l'America vive da sempre ma che non è mai stata rappresentata sullo schermo. Lo dimostra il successo quest'anno del thriller di Jordan Peele Get Out e dei drammatici Il diritto di contare e Moonlight, che a febbraio vinse l'Oscar per il miglior film. Quando Il diritto di contare, su un gruppo di matematiche afro-americane che ebbero un ruolo chiave nel programma spaziale della Nasa, arrivò agli Oscar una delle protagoniste, Taraji P.
Henson commentò su Instagram: «A inizio carriera mi venne detto che una donna nera non avrebbe mai potuto essere la protagonista di un film dal successo internazionale. Invece ciò dimostra che il pubblico ama semplicemente le buone storie e che non è mai una questione di genere o razza».
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