C'è stato un tempo in cui al cinema si chiedeva solo di intrattenere coloro che facevano lo sforzo di pagare un biglietto. La storia del cinema racconta la sua nascita come una vera e propria distrazione da una quotidianità molto spesso fatta di solo lavoro. Poi, nel corso dell'evoluzione della settima arte, sembra che si sia ricercato sempre di più il solo lato intellettuale della produzione cinematografica e l'intrattenimento è diventato qualcosa da cui scappare. Questo, almeno, per un certo tipo di critica che ancora oggi inorridisce davanti a un film come Bullet train, un action comedy tratta dal libro di Kōtarō Isaka, dal titolo I sette killer dello Shinkansen, edito da Einaudi.
Il regista David Leitch - che lavorò senza essere accreditato anche a John Wick - dirige un film caotico, goliardico, al limite della credibilità: in Bullet train tutto è stravagante ed esagerato, a iniziare dal protagonista dell'opera. Ladybug (Brad Pitt) è un esperto di furti e scippi che deve salire su un treno in direzione Kyoto per rubare una misteriosa valigetta che ha sul manico l'adesivo di un trenino. Ladybug (che in italiano significa coccinella) è convinto di essere perseguitato dalla sfortuna e sta pensando di ritirarsi in qualche tempio buddista per poter fare luce su se stesso e inseguire il pensiero positivo. L'ultimo colpo che gli viene affidato sembra facile, fin troppo facile. E infatti ben presto Ladybug scopre di non essere l'unico con una missione sul treno: ci sono anche i fratelli Lemon (Brian Tyree Henry) e Tangerine (Aaron Taylor-Johnson) che devono prendersi cura del figlio di un noto mafioso. C'è una ragazzina (Joey King) che, sotto l'aspetto candido e "rosa", nasconde un'anima nera, e c'è un uomo (Andrew Koji) che è salito sul treno per vendicare il figlio Wataru, spinto giù da una terrazza e ora in coma. Apparentemente questi personaggi non hanno nulla in comune l'uno con l'altro, ma all'interno del treno molte cose sono ben diverse da come sembrano.
Bullet train: un action tutto da ridere
Nel corso della sua carriera - basti pensare al film Atomica bionda - il regista David Leitch aveva dimostrato di avere una certa padronanza della macchina da presa, che gli ha sempre permesso di realizzare scene di combattimento e azioni in movimento che fossero perfettamente coreografate e, al tempo stesso, piene di colpi inaspettati. Bullet train non fa differenza: sebbene allo spettatore si chieda più e più volte di sospendere l'incredulità, la realizzazione delle scene di combattimento sono estremamente ben fatte. A questo si deve aggiungere anche la scelta del cosiddetto ton of voice, vale a dire il registro scelto per raccontare la storia. Bullet train è un film che non si vuole prendere sul serio né vuole che gli spettatori stiano a lì a indagare la verosimiglianza della storia. È una pellicola pensata per essere estremamente esagerata, talmente assurda col finire per somigliare a un viaggio sulle montagne russe. Tutto questo però viene fatto con una così palese intenzionalità che lo spettatore non solo accetta di credere alla storia, ma finisce col caderci dentro, lasciandosi irretire da questo treno giapponese scintillante, dove il pericolo può venire tanto da un controllore molto preciso quanto da un serpente velenoso arrivato chissà come sulla locomotiva.
Bullet train è intrattenimento puro, una rilettura in chiave comedy di quei film d'azione incentrati su un certo tipo di mascolinità che Brad Pitt riscrive con i toni sardonici di un killer alla ricerca di se stesso mentre piange per la propria sfortuna. E sono anche i personaggi i punti di forza di questo teatro dell'assurdo: killer goffi e comici, che si trovano in situazioni ancora più divertenti. Da quello fissato per uno show per bambini a quello che è costretto a interrompere un combattimento per pagare l'acqua minerale al proprio avversario. Tutti i personaggi chiamati in scena portano con sé una certa dose di comicità che omaggia e insieme prende in giro pietre miliari del cinema, come Quentin Tarantino o Park Chan-Wook. La trama del film è molto lineare e non presenta chissà quale picco di originalità: ma non è con la trama che Bullet train vuole convincere il proprio pubblico, ma con la resa pop e colorata di un mondo intriso di violenza, dove Brad Pitt ride dei suoi stessi difetti (come quello di non riuscire a riconoscere i volti delle persone) e dove tutto si dipana su una colonna sonora piena di vecchi classici rimaneggiati.
La ciliegina sulla torta, infine, è rappresentata da alcuni attori di Hollywood che spuntano in modo inaspettato, con dei camei che sono dei veri e proprio easter egg che vanno ad arricchire un film che intrattiene in modo perfetto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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