Che brutta fine per Disney, perseguitato da Paperino

Nell'opera teatrale che Philip Glass gli ha dedicato, il fondatore della casa di Topolino finisce la vita malato e in preda agli incubi

Che brutta fine per Disney, perseguitato da Paperino

«Disney contro le metafisiche». Con questo fulminante commento, Ezra Pound inserisce Walt Disney alla fine del Paradiso incompiuto dei suoi Cantos, riconoscendogli la grandezza del genio. A distanza di quasi mezzo secolo dalla sua morte, il 15 dicembre 1966, il creatore di Topolino, che continua a dare il nome a un gigantesco impero commerciale e soprattutto a dare vita ai sogni di grandi e piccini di tutto il mondo, è assurto anche all'empireo musicale, grazie all'opera che gli ha dedicato Philip Glass, andata in scena per la prima volta al Teatro Real di Madrid il 22 gennaio.

The Perfect American è il titolo, basato sull'omonima biografia romanzata di Peter Stephan Jungk, dell'ultima fatica del compositore statunitense, che ha al suo attivo una ventina di opere e una decina di sinfonie, oltre a un numero indefinito di colonne sonore, tra cui quella del Truman Show. Dal Principe Nero di Hollywood, come Disney fu chiamato in una controversa biografia di Marc Eliot, all'Americano perfetto di Philip Glass c'è il segno di una maggiore considerazione per il personaggio Disney al di là delle critiche mossegli soprattutto per le sue idee politiche. Fervente anticomunista, prima della Seconda guerra mondiale Walt Disney fu, assieme al trasvolatore Charles Lindbergh, una delle personalità più attive sul fronte dell'isolazionismo, che si opponeva all'entrata in guerra degli USA. Negli anni Cinquanta fu un maccartista convinto, odiava i sindacati, era misogino e manifestava tendenze razziste, tutti aspetti che Philip Glass riconosce ma non demonizza, anche se le sue idee sono molto diverse, come ha dimostrato il suo recente impegno a fianco dei contestatori del movimento Occupy Wall Street che però sarebbero probabilmente piaciuti anche al vecchio Disney.

Giunto alla soglia dei settantasei anni il compositore ha raggiunto la piena maturità, e ci invita a inserire la scorrettezza politica di Walt Disney nel contesto dell'epoca, per comprenderla e ridimensionarla. «La caratteristica peculiare della cultura americana - ha detto Glass in un'intervista - è che la cultura alta e quella popolate sono strettamente legate, e Disney l'ha capito benissimo».

Il personaggio messo in scena da Glass non è il Disney vincente, quel giovane caparbio che seppe andare contro le major di Hollywood per imporre la sua linea che avrebbe a sua volta rimodellato l'intero immaginario occidentale: il sipario si apre su Disney morente, che si aggrappa alle sbarre del letto d'ospedale ed è circondato dalle sue creature che gli appaiono come incubi. I gufi, i topi e le anatre che lo perseguitano sono rigorosamente diversi dalle fattezze di Topolino, Paperino e Anacleto, dato che gli uffici legali dei Disney Studios non hanno dato il loro benestare all'utilizzo dei loro personaggi.
L'uomo sofferente di cancro, che non sa più distinguere la realtà dall'immaginazione, è tormentato dall'angoscia della morte imminente, che lo coglierà, ironia della sorte, poco dopo il suo sessantacinquesimo compleanno, festeggiato, come Glass ricorda in una scena particolarmente amara, dalla sua famiglia che gli canta Happy Birthday to You. Il meraviglioso mondo di Walt Disney, come si chiamava il programma che ogni domenica sera ipnotizzava gli adolescenti americani degli anni Sessanta è giunto alla fine, ma il protagonista non vuole arrendersi, e prende in considerazione persino l'ipotesi di farsi ibernare per tornare in vita in un futuro dove il cancro fosse stato finalmente sconfitto.

Gigante dell'immaginazione, Disney è stato soprattutto un artigiano della pellicola, innovatore esattamente come Glass, che ha rinnovato la musica contemporanea scrivendo a mano ciascuna nota delle sue opere, e affidando a tecnici specializzati la trasposizione al computer delle sue musiche. Tra il dialogo con il Presidente Lincoln, che chiude il primo atto, e il ritratto di Disney commissionato ad Andy Warhol, in realtà mai esistito, c'è tutta la grandezza pop dell'arte a stelle a strisce, di cui anche Philip Glass e Walt Disney fanno parte a pieno titolo.

A Madrid, l'opera diretta da Dennis Russell Davies, con il baritono Christopher Purves nel ruolo principale, è andata in scena fino al 6 febbraio, data in cui è stata anche messa online in streaming da medici.

tv e fra qualche mese calcherà le scene dell'English National Opera di Londra, e poi, probabilmente, approderà a Los Angeles, tornando così alla base di partenza, vicino a quegli Studios che lo proiettarono nella leggenda.

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