La delirante e folle corsa di Bullet Train aspetta al cinema tutti coloro che vogliano trascorrere un paio d’ore in compagnia di personaggi sui generis capitanati da un Brad Pitt sarcastico e divertito come non mai.
David Leitch, co-regista non accreditato del primo capitolo di “John Wick” e poi dietro la macchina da presa con “Atomica Bionda”, “Deadpool 2” e “Fast & Furious: Hobbs & Shaw”, confeziona come suo solito un film che mischia sapientemente estetica pop, ritmo adrenalinico, battute irriverenti e violenza a tinte pulp.
Tratto dal romanzo “I sette killer dello Shinkansen” del giapponese Kōtarō Isaka, “Bullet Train” è interamente ambientato su un treno giapponese ad alta velocità.
Protagonista è uno sgangherato sicario (Brad Pitt) incaricato di recuperare una preziosa valigetta nel tragitto da Tokyo a Kyoto. Ladybug (coccinella), questo il soprannome dell’uomo, si attribuisce tutta la sfortuna del mondo a causa dei problemi collaterali che sorgono ogni volta durante le sue missioni. Stavolta ha accettato di sostituire un collega e il lavoro sembra estremamente semplice, ma dovrà fare ricorso alle sentenze salva umore dell’analista per motivarsi all’azione.
Sul treno oltre a lui ci sono agenti segreti, assassini, ragazzine finto innocenti e armate, esperti di veleni e così via. In particolare due fratelli, Lemon e Tangerine (Aaron-Taylor Johnson e Bryan Tyree Henry), hanno in custodia oltre alla valigetta di cui sopra anche il figlio di un noto mafioso e, quando quest’ultimo sarà scoperto cadavere, inizierà una carneficina utile non solo a stabilire chi lo abbia ucciso ma a capire cosa ci facciano lì tutte quelle particolari persone.
Tra inseguimenti, tradimenti, arti marziali e sparatorie, si assiste alla messa in scena della corsa verso la morte di buona parte dei personaggi, ad ognuno dei quali il film dedica un capitolo con tanto di flashback esplicativo.
“Bullet Train” ha come imperativo la stravaganza e sembra considerare la credibilità un optional. Nel suo concentrato di ironia, azione sfrenata e uccisioni sanguinolente, ogni inquadratura è studiata e girata con grande perizia, al limite del manierismo. Gli effetti speciali, forse un po’ invadenti, sono strettamente legati al fatto che il film sia stato girato durante la pandemia.
Opera totalmente derivativa, ”Bullet Train” è un continuo déjà vu: formula e location alla Agatha Christie, ironia irriverente in stile “Deadpool”, tono divertito alla “The Nice Guys” e violenza alla Tarantino, vale a dire esagerata al punto da non essere più percepita come tale.
L’unità di azione, di luogo e di tempo è vivificata da un intreccio ingegnoso, ma la tensione è smorzata sul nascere dall’instancabile parlantina di assassini che battibeccano su argomenti ridicoli. Circondati da superfici laccate pronte ad essere imbrattate di sangue, capita che i presenti trovino il tempo di domandarsi se il destino vada addomesticato o semplicemente accettato, ma non ci sono particolari sottotesti: sono macchiette che interagiscono a colpi di dialoghi stralunati e gesta spargi splatter.
“Bullet Train” è un film
ironico, spassoso senza mai essere esilarante e sicuramente ben girato.La comparsa a sorpresa di celebri divi e la colonna sonora con cover giapponesi di brani iconici completano la festosità dell’insieme.
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