Circeo è la serie tv che ricostruisce (tra storia e fiction) la strage del 1975

La prima serie italiana di Paramount + racconta il processo alla strage del Circeo tra gruppi di neofasciti, movimenti femministi e tanti (troppi) buoni sentimenti

Circeo è la serie tv che ricostruisce (tra storia e fiction) la strage del 1975

Dal 15 settembre in Italia è disponibile una nuova piattaforma streaming, tale Paramount +, come contenitore di film e serie tv di successo. Non solo produzioni americane e grandi cult del passato, il neo-nato colosso propone anche qualcosa di nuovo, sulla scia di Netflix e di Amazon Prime Video. Infatti, al lancio di Paramount+, in catalogo sono stati aggiunti i primi due episodi (sei in totale) di Circeo. Co-prodotta da Rai Fiction, la serie mette in scena uno tra i fatti di cronaca più tristemente celebri della storia italiana che, nel lontano 1975, ha scosso l’opinione pubblica del nostro paese. La strage del Circeo, in cui due giovani ragazze sono state rapite e brutalmente violentate fino alla morte, rivive in una serie tv di buona fattura e che, oltre all’efferatezza del crimine in sé, si focalizza sul primo processo mediatico e sulle implicazioni morali e politiche dell’epoca.

Un progetto molto interessante per la Rai che, da oggi, conquista il mondo della tv in streaming. Anche se Circeo conserva tutte le qualità di una fiction perbenista e dal buon cuore, può contare sull’irruenza di un episodio pilota che trascina il pubblico al centro della storia, riverberando fatti e misfatti di un’epoca che fu senza lesinare nei dettagli. Al netto delle basse aspettative, la prima produzione originale di Paramount+ convince. E chissà, forse Circeo potrebbe la prima delle tante serie made in Italy che animeranno la nuova piattaforma streaming.

Cos’è avvenuto al Circeo nella notte tra il 29 e 30 settembre del 1975?

Ad oggi, è riconosciuto come uno dei casi di cronaca più sconvolgenti mai avvenuti in Italia. Non solo per la sua violenza e per l’efferatezza ma perché hanno coinvolto un gruppo di giovani “pariolini” della Roma borghese, consci di poter agire al di sopra della legge solo perché erano uomini e perché avevano alle loro spalle una famiglia influente. Invece, ciò che è scaturito nel processo, ha fatto cadere il loro castello di carta. Circeo parte proprio da qui. Il primo episodio ricostruisce ciò che è avvenuto in quella villa sul litorale laziale tra il 29 e 30 settembre del 1975, dove Donatella (Ambrosia Caldarelli) e Sofia (Adalgisa Manfrida) sono state adescate con l’inganno e poi violentate da un gruppo di coetanei solo per il gusto del pericolo. Donatella è l’unica sopravvissuta alla strage, Sofia invece è stata uccisa durante le violenze. La ragazza, forte e determinata nell’accusare i suoi aguzzini, decide di procedere dritta e spedita verso il processo, in cui si costituisce parte civile. Grazie all’aiuto dell’avvocato Teresa Capograssi (personaggio nato proprio per la fiction), cominciano a emergere tutti i lati oscuri dei giovani dell’epoca, e la pancia del paese chiede pene più severe per i reati di violenza sessuale.

Il primo caso di cronaca nera di rilevanza mediatica

A primo impatto, la serie di Paramount + colpisce per un’ottima ricostruzione degli usi e costumi dell’epoca e, nonostante tra il terzo e il quarto episodio la fiction perde un po' la sua tensione emotiva, riesce comunque a mantenere alto l’interesse del pubblico. Di sicuro è una serie molto importante perché è capace di mettere in scena tutta la potenza e le criticità di un processo e di un fatto di cronaca che ha segnato per sempre la storia del nostro paese. Dopo quanto è avvenuto nelle aule del tribunale di Latina, luogo in cui si sono svolte le udienze, è caduto quel velo di perbenismo che per decenni ha soffocato l’Italia, facendo emergere un popolo più forte e più deciso nel far rispettare la legge e la tutala su tutti, anche sulle donne. Infatti, Circeo mostra tutte le fasi più salienti di questo processo così rilevante, raccontando la vicenda sia dalla parte degli accusati (in minima parte) che da parte della vittima. Esce fuori un ritratto bellissimo ma dolceamaro di un’Italia retrograda ma che guarda comunque al futuro e al progresso sociale.

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Il consolidamento del movimento femminista

C’è una fotografia vivida e sincera degli anni ’70. Roma viene dipinta come una capitale solare, intensa, viva, dove tutto sembra ancora possibile. Subito l’attenzione si focalizza sul lifestyle, con i suoi abiti variopinti e i jeans a zampa di elefante, ma soprattutto, si scorge uno sguardo disamorato alle prime influenze americane e si consolidano i movimenti antifascisti e quello del movimento femminista. Sono anni cocenti per le donne che cercano una dimensione in un mondo che non le considera ancora alla stregua degli uomini. Infatti, in quel processo hanno rappresentato una miccia che ha innescato una forte deflagrazione. Le loro accese discussioni, le manifestazioni a favore di Donatella hanno scosso le coscienze, tanto da mettere la magistratura con le spalle al muro e riconoscere la gravità di un omicidio che non può passare inosservato. Circeo non regala nessuna risposta, né un movente, né una motivazione valida per le sevizie. Racconta i fatti per come sono avvenuti e, nello stesso tempo, fotografa l’immagine di un paese che vuole uscire dal "medioevo" e guardare finalmente al progresso sociale e civile.

Prima della serie tv c’era "La chiesa cattolica"

Non è l’unica rappresentazione sulla strage avvenuta al Circeo. La serie tv infatti funge da sequel al film del 2021 di Stefano Mordini, in cui si è addentrato nei meandri della vita dei "pariolini", ma allo stesso tempo, amplia lo spettro di indagine iniziato nel 2016 dal romanzo di Edoardo Albinati, vincitore del Premio Strega. Nelle sue 1300 pagine, con un tratto ruvido ma onestissimo, l’autore intreccia la narrazione romanzesca, al memoir e alla saggistica per cercare di ricostruisce gli usi e costumi della gioventù anni ’70, focalizzando l’attenzione sulla borghesia di Roma. Il titolo del libro fa riferimento all’Istituto San Luigi – nome fittizio del San Leone Magno del quartiere Trieste – dove hanno studiato gli aguzzini di Donatella e Sofia. Rispetto al film e alla serie tv, il libro discute le cause della strage. La storia racconta gli ambienti in cui sono cresciuti i responsabili, facendo intravedere lo status della famiglia degli anni ’70, lo status prettamente maschilista e il proliferale delle ideologie neofasciste.

Gli omicidi nella cultura di massa

C’è un prima e un dopo il massacro del Circeo. Un fatto di cronaca di così grande valenza che ha coinvolto anche la cultura di massa. Ha aperto un dibattito molto accesso a livello sociale ma, soprattutto, ha interessato da vicino il mondo del cinema, senza evitare critiche e attacchi gratuiti.

Ancor prima del romanzo, è del 1976 un film diretto da Sergio Grieco e Massimo Felisatti, dal titolo I violenti della Roma bene, che racconta proprio di una banda di ragazzi ricchi e viziati dediti a rapine e violenze. Distribuito durante le fasi più accese del processo, fu criticato per la sua vicinanza alla strage del Circeo. All’epoca ha comunque incassato 518 milioni delle vecchie lire.

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