Canzonissima contro Sanremo. Chi l'avrebbe mai detto? Per ammodernare (si fa per dire) il suo programma sul bel tempo che fu, infatti, Carlo Conti resuscita Canzonissima: il rutilante show del sabato sera, che dal '58 al '74, fece canticchiare gli italiani sotto alla doccia. E che oggi, grazie ad otto interpreti di livello (Enrico Ruggeri, Luca Barbarossa, Marco Masini, Mietta, Povia, Karima, Alexia, Paola e Chiara) e coi più celebri brani del repertorio italiano loro affidati, da domani tornerà all'interno della sesta edizione de I migliori anni. Quando si dice il destino. Il 16 febbraio la rediviva Canzonissima dovrà lasciare spazio all'immortale Sanremo. Il paragone? Inevitabile. Riuscirà il 63° Festival della Canzone Italiana, da qualche edizione latitante di brani realmente memorabili, a reggere il confronto col meglio del meglio canzonettistico cui, nel frattempo, lo show di Conti avrà abituato i telespettatori? «Se scrivete che con I migliori anni stiamo creando un contro-Sanremo, e magari ci montate su una bella polemica, ci fate un piacere - scherza (ma non troppo) il direttore di Raiuno, Leone -. La verità è che la Canzonissima all'interno de I migliori anni è tutt'altra cosa da Sanremo. Quella recupera la memoria; questo lancia le novità. Quanto al paragone perso in partenza fra i classici di Conti e le novità scelte da Fazio, non entro nel merito. Posso solo garantirvi che dal Festival di quest'anno dovete aspettarvi delle grandissime sorprese. Brani che potrebbero segnare un cambio di passo davvero importante».
Nell'attesa delle rivelazioni festivaliere, e mentre gli otto della neo-Canzonissima preparano, con nuovi arrangiamenti del l'orchestra di Pinuccio Pirazzoli, hit della fama di La donna cannone, Una carezza in un pugno, Occhi di ragazza, Prendila così, Non credere (fra cui le giurie decreteranno ad ogni puntata la vincitrice), Carlo Conti contesta l'«effetto-nostalgia» che la nuova operazione potrebbe innescare. «I migliori anni non è un programma sulla nostalgia. Ma sulla memoria. Noi non vogliamo dire che i tempi andati fossero migliori degli attuali; semplicemente che sono andati. E che quindi recuperarli significa recuperare una parte della nostra storia, della nostra vita». Ma la tv dei tempi di Canzonissima era migliore di quella de I migliori anni (visto che la seconda non può fare a meno della prima)? «No. Era semplicemente diversa. Quella tv è passata per sempre. C'era un solo canale; ogni singola puntata si preparava in una settimana, con budget illimitati; tutta l'attenzione era concentrata solo su sette, otto fuoriclasse assoluti. Ogni dobbiamo fare ogni cosa di fretta, a ritmi frenetici, con pochissimi soldi, protagonisti iper-impegnati altrove e una concorrenza spietata (a proposito: I migliori anni dovrà vedersela con Italia's Got Talent, ndr)». E poi le canzoni dei bei tempi andati non servono solo a intenerire i papà; «ma anche a farle conoscere ai figli». Lo dimostrerebbe, secondo Conti, il fatto che «fino a sei, sette anni fa si diceva che fare tv con le canzoni era diventato impossibile. E oggi non se ne può più fare a meno». Eppure l'accostamento - magari polemico - Conti - Sanremo persiste. Soprattutto se si riflette che l'unico presentatore Rai cui il successo arrida ormai ininterrotto, da anni, è anche l'unico cui ancora non sia stato proposto di salire sul palco dell'Ariston. «È vero: tutto quello che Carlo tocca diventa successo - ammette Leone -. Lui è l'unico presentatore che non ci chiede di fare. Ma che ci supplica di non fare». «Non faccio che ripetere: Non esagerate ad espormi, così mi logorate -conferma lui-. Prima m'avevano promesso che avrei condotto solo la nuova Eredità. Poi m'hanno chiesto anche le sedici puntate di Tale e quale show.
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