«Cosa penso della musica di oggi? Non penso niente!». È difficilissimo fare un'intervista ad Angelo Branduardi, perché lui preferisce parlare attraverso la sua musica, tanto che ora sta girando tutta Europa con il suo tour Camminando camminando che poi proseguirà in Italia per tutta l'estate.
Non capisci se si dia un sacco di arie o se sia semplicemente timido e schivo. Sicuramente ascetico. Qualcuno lo chiama maestro e lui risponde: «Non sono un maestro, anche se ho dovuto arrivare ad avere i capelli bianchi per farmi chiamare così». Branduardi è un bardo che rimane fedele al suo stile un po' colto un po' popolare e non cambia direzione. Ricordiamo ancora quando irruppe sulla scena, sofisticato e serioso, capelli irsuti e nerissimi, con la sua pensosa Confessioni di un malandrino, e da allora ha sempre unito conservazione del passato e ricerca. «Vengo dalla musica classica e sono passato alla musica popolare quando mi sono trasferito da Genova a Milano con i miei genitori. Da allora ho cominciato i miei esperimenti sonori che sono passati soprattutto attraverso il folk». Se gli dici che la sua opera è coerente ti spiazza dicendo: «Non so se sono coerente, di solito le persone coerenti sono anche un po' stupide». Quindi Branduardi divide la sua tournée in tronconi ben separati l'uno dall'altro: «A volte mi esibisco in duo chitarra e voce con Maurizio Fabrizio che è mio fratello in musica in un'atmosfera molto intimista; altre volte suono con l'orchestra in modo più ridondante; a fine aprile ripartirò col mio quartetto». Naturalmente in concerto ci sono i brani attuali ma c'è anche la sua lunga storia musicale. «Non rinnego nessuna delle mie canzoni e sono molto legato ad esse, anche se alcune mi hanno portato una grande fortuna». Il riferimento è a La fiera dell'est, ma il suo repertorio è ricco e variegato e passa dai madrigali a hit come Cogli la prima mela al canto religioso come i brani contenuti nell'album L'infinitamente piccolo, dedicato alla vita di San Francesco in occasione del Giubileo zigzagando tra per album complessi come Branduardi canta Yeats.
Branduardi continua dunque ad esibirsi e a comunicare attraverso la musica e a chi gli chiede come si definisce ribatte: un giornalista un giorno ha scritto: Branduardi è come l'aglio, o piace o lo si respinge ; ecco io sono proprio così». Disarmante ma sincero, il suo pensiero non ammette repliche. Non parlerà molto, ma i suoi concerti hanno sempre un gran seguito da parte di fan fedelissimi e duri e puri...- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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