Diciamoci la verità: ognuno di noi ha voglia di dire addio a questo anno funesto e dare un bel calcio al 2020. Uno di quei calci che se non mandano a quel paese poco ci manca e che sanno tanto di liberatorio. E allora abbiamo chiesto ad alcuni volti noti della televisione di "liberarsi" e - Covid-19 a parte - rifilare un bel calcione a un evento negativo del loro ultimo anno e, perché no, farsi (e fare) un augurio per il tanto atteso 2021.
Ripartire da persone più vere e sincere è il buon proposito di Carmen Di Pietro, che è pronta a dare un calcio alle delusioni: "Non vedo l'ora che finisca il 2020 mi sembra un'eternità. Al di là del Covid, ho avuto una delusione nell'ambito lavorativo. Mi aspettavo più chiarezza da alcune persone del mio staff di lavoro volevo più sincerità e invece ho trovato altro. Quindi diamo un bel calcio a questo tipo di persone. Per il 2021 mi auguro di incontrarne altre che sappiano comprendere le mie esigenze e soprattutto sincere. Vorrei attorniarmi di persone vere e fare un reset. Per la prima volta a 55 anni voglio ricominciare e farlo con persone sincere".
Sarah Altobello è pronta a dare un bel calcio ai nuovi vocaboli che questo 2020 ci ha costretto a imparare e non vede l'ora di riabbracciare i suoi cari: "Vorrei dare un calcio a questo anno maledetto e funesto, dove mi sono anche ammalata per il Covid, e a tutti i tragici fatti di portata mondiale che hanno coinvolto tutti. Vorrei dare un calcio a tutti quei vocaboli che abbiamo imparato a sentire: lockdown, pandemia, tamponi, quarantena, dpcm. Per il 2021 mi auguro che tutti possiamo tornare a riabbracciarci senza avere paura e tornare a fare l'amore, come cantava Lucio Dalla. Abbracciarci senza paura e trovare il coraggio di farlo senza timore. Come io vorrei abbracciare il mio papà senza avere paura e magari fargli una carezza come non faccio da tempo".
Liberarsi dall'incertezza e dalle paure è il desiderio di Sabrina Salerno che vorrebbe dare un calcio "all'incertezza e a tutto questo mood di non sapere che cosa succederà domani. Vorrei dare un calcio al fatto che ci hanno detto una cosa e il giorno dopo un'altra e poi un'altra ancora. Un balletto di notizie che butta le persone in ginocchio. Vorrei dare un calcio alla mancanza di progettualità e a questa sensazione di prigionia nella quale siamo un po' tutti".
Karina Cascella è sicura. Questo è stato uno degli anni più brutti della sua vita, ma nel 2021 c'è aria di novità e la voglia di ricominciare a vivere è tanta: "Covid a parte, vorrei dare un calcio a questo 2020 che è stato un anno molto difficile dal punto di vista personale. Come donna, è stato un anno terribile. L'anno peggiore della mia vita è stato quello in cui ho perso mia madre ma anche quest'anno è stato altrettanto tremendo. Vorrei dare un calcio alla tristezza che mi ha accompagnata in questo 2020, all'incertezza e alla paura di non riuscire a rialzarmi. Non parlo della mia vita privata ma posso dire che il 2020 per me è stato pesante. Vorrei invece iniziare il 2021 con una serenità diversa e con consapevolezze nuove. Ho un nuovo progetto di un ristorante che vorrei aprire presto con il mio compagno e altri quattro soci. Un ristorante di carne argentina, un progetto in cui crediamo tanto e in cui abbiamo investito tutte le nostre energie. Ci lavoriamo da un anno, era l'inizio del 2020 prima dello scoppio della pandemia ma nel 2021 mi auguro che potremo partire. Mi auguro e auguro a tutti gli italiani un grandissimo anno di lavoro, mi sento un po' nella categoria dei ristoratori e vedere il ristorante chiuso ma pronto per accogliere le persone mi fa già capire cosa provano i ristoratori".
Francesca Brambilla, la Bona Sorte di Avanti un altro, vuole pensare al 2021 senza però dimenticare il recente passato vissuto dalla sua città, Bergamo: "Per il nuovo anno mi auguro di riuscire ad andare oltre, una volta per tutte, alle disuguaglianze, al pregiudizio e all'egoismo che affligge la nostra società. Lo abbiamo fatto a Bergamo nel momento più doloroso. La mia amata città, simbolo di questo 2020, martoriata da questa bastarda epidemia. I camion militari colmi di bare resteranno per sempre impressi nei nostri ricordi, quando dai balconi non si cantava, ma si usciva per sentire il rumore incessante delle sirene delle ambulanze che trasportavano i nostri cari, i vicini di casa, gli amici e conoscenti. Bergamo è stata però anche il simbolo di rinascita e forza. Una città che in sette giorni ha costruito un ospedale grazie all'unione di tutte le generazioni, dagli alpini agli ultrà.
La malattia ci ha insegnato che non esistono differenze sociali, di sesso, razza, lingua o religione. Qui avevamo tutti un unico obiettivo: salvare il prossimo. E così vorrei fosse in futuro".Insomma, per tutti il 2020 è sicuramente un anno da dimenticare.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.