La docu-fiction per ricordare che la Folgore vola sempre

Il film realizzato da studenti con interviste e immagini d'epoca

La docu-fiction per ricordare che la Folgore vola sempre

Un professore con la passione della cinematografia, i suoi studenti nei panni di novelli attori per raccontare, una volta tanto senza pruriti pacifisti, l'epopea della brigata paracadutisti Folgore. Partendo dalla storica battaglia di El Alamein del 1942 per arrivare alla guerre dei nostri giorni dalla Somalia all'Afghanistan. «Molti di noi, alla fine erano in mutande..., camiciotto kaki e mutande... sporchi, neri di sangue di amici e nemici, capelli dritti e bianchi...scalzi..., ma come si fa a raccontare ste cose». Parole toccanti, che spiegano tutto di El Alamein, tratte dalla testimonianza del paracadutista Sante Pelliccia. Scritte in rosso in apertura del promo de Le ali di un soldato la prima docu-fiction sulla Folgore realizzata da Paolo Radi ed i suoi studenti dell'istituto Donato Bramante di Pesaro. Radi è docente di Lettere con la passione del cinema. Assieme ai suoi alunni ha già realizzato tre corti: l'horror The Temple, il giallo The Five Dragons sulla strategia della tensione, il noir onirico The Software.
Nella docu-fiction dedicata alla Folgore gli studenti si improvvisano regista, sceneggiatore, attore per «mettere in scena» la battaglia di El Alamein. Le loro descrizioni si mescolano ai toccanti ricordi di Attilio Rognoli, classe 1921 reduce della battaglia fra le sabbie del Nord Africa. A vent'anni piazzava sotto i carri armati inglesi la «mignatta», una mina rudimentale, per farli saltare in aria. La famosa battaglia dei leoni della Folgore è lo spunto per raccontare l'evoluzione dei paracadutisti attraverso le voci dei protagonisti che sono stati volontari nella brigata o ancora sotto le armi. Il lavoro è dedicato a David Tobini, il giovane caporal maggiore della Folgore ucciso nel luglio del 2011 in Afghanistan. Nella docu-fiction c'è un'intervista al generale Bruno Loi, il comandante dei paracadutisti in Somalia durante lo scontro del check point Pasta.

Gli studenti-attori improvvisati una volta tanto non si perdono nelle derive pacifiste del politically correct, senza neppure scadere in una becera propaganda guerrafondaia. Non a caso il promo de Le ali del soldato, che trovate sul sito de il Giornale, si conclude con una risposta significativa di Rognoli, veterano di El Alamein: "Cos'è la guerra? Una cosa molto seria".

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