La terra sporca che d'improvviso si colora, un fiore in mezzo alla polvere. Smuovi con prudenza il terreno (siamo in area mil5itare) ed ecco un regalo prezioso, un mosaico variopinto, dopo dure, violente giornate in divisa, con il fucile sempre in spalla. Altri, con i loro studi da archeologi, hanno visto in quell'apparizione i resti di un monastero cristiano bizantino del VI secolo, probabilmente dedicato a Anna, straordinaria protagonista femminile della Bibbia, moglie di Elkanà e madre di Samuele, il profeta che ungerà Davide come re d'Israele. Dalla sua stirpe discenderà il Messia. Per i cristiani Gesù, Dio, il motivo stesso per cui esiste quel monastero ai piedi delle colline di Shoham e quel mosaico, come infiniti altri. Una giornata speciale, per dozzine di soldati israeliani, protagonisti del ritrovamento di questo complesso monasteriale di suore di 1500 anni fa a Horbat Hani, pochi chilometri dall'aeroporto Ben Gurion, come riferisce il ministero del Turismo israeliano.
Non è certo la prima volta che dei soldati trovano reperti archeologici. Basti pensare all'ufficiale francese Pierre-François Bouchard che al seguito di Napoleone, durante la campagna d'Egitto, scoprì nel 1799 a Rosetta la famosa stele che avrebbe finalmente permesso di decifrare i geroglifici egizi. Forse le scoperte dei militari israeliani non saranno pari, ma in un momento in cui, in Israele come in decine di altri Paesi, è risuonata e risuona la parola «guerra», ecco arrivare la bellezza a cercare di salvare il mondo.
In base ai reperti, sembra che questo luogo fosse abitato da donne, ma soprattutto, secondo gli studi degli archeologi dell'Iaa, l'Autorità per le antichità israeliane, diverse circostanze porterebbero a credere che il convento di Horbat Hani possa essere sorto sopra o in prossimità della tomba di Anna, moglie di Elkanà, che non aveva figli e che avrebbe poi dato alla luce Samuele, consacrandolo già nel grembo materno al servizio di Dio. Come spiega il direttore degli scavi, Issy Korenfeld: «Il nome storico dell'antico sito era Khirbat-el-Burj el-Haniya, in arabo luogo del sepolcro di Anna. Lo studioso Eitan Kleen ha ipotizzato che il monastero femminile bizantino fosse sorto in ricordo della sepoltura di Anna per la sua vicinanza a Rantis (oggi in Cisgiordania, ndr), identificata con Ramatayi, la città di Anna ed Elkanà».
Tracce del monastero bizantino furono trovate vent'anni fa, ma subito ricoperte. Adesso sono emersi due edifici. La prima struttura si componeva di una chiesa pavimentata a mosaico con piante e fiori, un androne, dormitori e celle eremitiche per le monache, oltre a una torre con stanze e una cripta. Sono stati ritrovati anche scheletri femminili. Nel secondo edificio i resti di una cucina, un refettorio e una locanda per i pellegrini, secondo la suggestiva ipotesi di studio, attratti dalla tomba di Anna.
Siamo all'inizio del primo libro di Samuele, tra i più affascinanti libri storici della Bibbia. Gli studiosi ambientano le vicende narrate nei due libri di Samuele intorno al X secolo, nel momento di passaggio dall'età dei Giudici a quella dei Re e dei Profeti, figure che entrambe si sarebbero incarnate in Davide, dopo l'unzione da parte del profeta Samuele.
Ma adesso Samuele esiste solo nei sogni disperati di Anna, una delle due mogli di Elkanà: mentre l'altra aveva dato al marito figli e figlie, lei non riusciva a diventare madre. La storia biblica ricorda tante altre figure femminili in principio sterili, da Sara a Rebecca a Rachele fino a Elisabetta, madre di Giovanni il Battista. Per i cristiani personaggio ancora più importante è un'altra Anna, che secondo la tradizione subì la medesima sorte prima di dare alla luce Maria, la madre di Gesù. Elkanà amava Anna e la prediligeva, «sebbene il Signore ne avesse reso sterile il grembo». Una storia appassionante. L'altra moglie la mortificava, Anna si metteva a piangere, non voleva mangiare. Il marito la implorava: «Perché piangi? Perché non mangi? Perché sei triste? Non sono forse io per te meglio di dieci figli?». Ma neanche il conforto appassionato di Elkanà riusciva a sedare l'amarezza di Anna per non aver ricevuto il dono di Dio dei figli, tanto più che allora la sterilità era considerata una maledizione.
L'esemplarità di Anna anche per i cristiani sta nel non perdere la fede in Dio, anzi nel tentare in tutti i modi di farsi ascoltare, nel pregarlo ancora più intensamente, come la vedova importuna del Vangelo di Luca, promettendogli che se fosse stata esaudita il figlio sarebbe stato di Lui per tutti i giorni della sua vita. Così accade. Anna e Elkanà concepiscono Samuele e lei, appena svezzato, lo introduce subito a vivere nel tempio, al servizio di Eli, dove ha inizio la sua vicenda così importante per la storia di Israele. Ciò che rende Anna ancora più cara ai cristiani è che il suo Cantico di riconoscenza fu di ispirazione a Maria per il Magnificat. Forse qualcuno ricorda meglio l'interpretazione di Mina, ma si tratta del Cantico riportato dal Vangelo di Luca con il quale Maria, in dolce attesa di Gesù, esprime gioia, gratitudine, lode, appunto magnifica il Signore. Succede appena incontra la cugina Elisabetta, anche lei incinta di Giovanni, nonostante fosse considerata sterile. Donne al centro della storia sacra, mai figure marginali.
Il convento femminile del VI secolo sorto in prossimità della sepoltura di Anna si inserirebbe come prosecuzione della tradizione cenobitica ed eremitica delle Madri del deserto, sorta in Egitto, Israele, Siria tra il IV e il V secolo, lodata da Giovanni Crisostomo. Come per i Padri del deserto, anche se studi religiosi misogini le avevano relegate nel dimenticatoio, se ne sono conservati apoftegmi, parole da loro pronunciate particolarmente importanti per la vita spirituale.
Si conoscono otto Madri, le più famose sono tre: Sincletica, Teodora e Sarra. Donne di preghiera e insieme profonde studiose dei testi sacri. Con le differenze aggiunte da un secolo, ecco il monastero di Anna ad Horbat Hani, ancora tutto da interrogare.
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