Per una volta un titolo italiano interpreta correttamente un film, tanto più quando mantiene anche la dicitura originale. Ecco La scelta di Anne - L'événement di Audrey Diwan che ha vinto a sorpresa il Leone d'Oro alla scorsa Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia e che esce nelle nostre sale, primo Paese al mondo, il 4 novembre, «ma forse anche il 3 perché ce lo stanno chiedendo in tanti» dice Lucy De Crescenzo che, con la sua agguerrita Europictures, distribuirà in film in un centinaio di schermi e forse anche nelle scuole, dal momento che esce per tutti, senza divieti.
Allora qual è «l'evento» cui si riferisce il titolo francese e «la scelta di Anne» di quello italiano? Siamo nella Francia del 1963, Anne, interpretata da una strepitosa Anamaria Vartolomei, ha avuto una relazione occasionale e rimane incinta. Ha 23 anni, è una brillante studentessa di Lettere e a tenere il bambino non ci pensa proprio. Dice che ora non potrebbe amarlo mentre, in futuro, sì certo che ne vorrebbe uno. Oltretutto il ragazzo con il quale è stata, informato, non si prende alcuna responsabilità. Ecco la scelta di Anne, la scelta di una donna che non avrà mai, per tutto il film, il benché minimo dubbio o senso di colpa tanto che la regista, ieri incontrando la stampa a Villa Medici a Roma, ha sottolineato come risulti difficile accettare la posizione di qualcuno che considera la gravidanza come una sorta di malattia. «Di quella malattia che prendono solo le donne» come ha modo di dire la protagonista al suo professore. Ecco dunque anche «l'evento» del titolo, l'aborto clandestino, perché in Francia all'epoca non era legale l'interruzione di gravidanza, a cui la ragazza si sottopone rischiando la vita: «Sono pronta a discutere - aggiunge la regista - con chi è contro l'aborto e la libertà delle donne di gestire il proprio corpo, come fanno i cattolici. Vorrei capire da dove viene questa loro resistenza. Posso comprendere le differenze culturali, ma non capisco come si possa negare l'esperienza di dolore di questa ragazza».
Il film è tratto dal libro autobiografico di Annie Ernaux, L'evento, pubblicato in Italia da L'orma, che, continua a raccontare Audrey Diwan, «ho scoperto poco dopo aver io stessa abortito, ed è stata una lettura che mi ha permesso di capire fino a che punto un aborto clandestino sia un'esperienza dura e solitaria ma, allo stesso tempo, ho compreso la fortuna che ho avuto nell'affrontare una cosa simile circondata da medici e senza ferri da calza».
E sul perché raccontare oggi una storia in qualche modo superata, la regista non può non fare riferimento ai ripetuti casi in giro per il mondo, dal Texas alla Polonia, in cui la discussione sull'interruzione di gravidanza è all'ordine del giorno. Ma il film, ed è questo uno degli aspetti più interessanti, non è a tesi, non è militante, la parola «aborto» addirittura non viene mai pronunciata: «Non credo che il mio film lanci un messaggio politico. Pone solo interrogativi di tipo politico, non dà risposte, suscita domande» conclude la regista.
Mentre la protagonista, la ventiduenne Anamaria Vartolomei ricorda: «Quando ho letto il libro sono stata presa da una grande collera verso la violenza che quella ragazza ha dovuto sopportare. Sentivo il dovere di difenderla, di rendere giustizia a lei e a tutte quelle che ancora oggi devono subire questo violento e doloroso percorso».
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