Enrico Vanzina: "Ho raccontato le donne senza piegarmi alle regole dei comandamenti"

Il nuovo film del regista romano, "Tre sorelle", arriverà su Amazon Prime Video il 27 gennaio: "La mia prima commedia interamente al femminile è una grande sorpresa"

Enrico Vanzina: "Ho raccontato le donne senza piegarmi alle regole dei comandamenti"

Una commedia romantica, vecchio stile, tutta al femminile: Enrico Vanzina sbarcherà il prossimo 27 gennaio su Amazon Prime Video con il film “Tre sorelle”. Il Circeo fa da sfondo alle vacanze estive di tre sorellastre e di una massaggiatrice, alle prese con drammi sentimentali: a rompere gli equilibri sarà Antonio, il nuovo vicino di casa. “È un film molto carino, abbiamo fatto qualche proiezione, c’è stato un buon riscontro”, ha spiegato ai microfoni de ilGiornale.it lo sceneggiatore, firma di alcuni dei più grandi successi al botteghino italiano insieme al fratello Carlo, scomparso nel luglio del 2018.

A 72 anni, dopo decine film e "Lockdown all'italiana", la prima commedia interamente al femminile: che esordio è stato?

“Ho fatto tanti film sulle donne, da “I miei primi 40 anni” a “Le finte bionde”, ma questo è il film dove ho fatto una piccola scommessa con me stesso: il cinema che ho sempre fatto è stato molto sovrastato dalle figure dei mattatori maschili, ho cercato di fare un film spiritoso con le donne. È un film molto scritto e ho fatto un grande lavoro di regia sulle attrici e sulla recitazione, devo dire che mentre giravo ridevo anche io (ride, ndr). È stata una grande sorpresa e anche una grande soddisfazione”.

Quanto è difficile fare ridere ai tempi del Covid?

“C’è una frase bellissima di uno scrittore francese che dice: 'Speriamo che il mondo rimanga ridicolo'. Basta spostare lo sguardo di pochi centimetri e tutto quello che è intorno a noi può fare ridere: il lavoro di chi fa la commedia è spostare l’occhio per vedere. Questo non cambierà mai: c’è stato, c’è e ci sarà tantissimo dolore, ma ci sono anche degli aspetti buffi. È inutile negarli”.

Perché ha deciso di ambientarlo nel 2019, nell’epoca pre-Covid?

“Se avessi ambientato il film durante la pandemia, la presenza del Covid sarebbe diventata più forte della storia. O fai un film sulla pandemia o niente: questa è una storia sulle fragilità delle donne, era difficile metterci il carico del Covid, avrebbe cambiato anche la natura dei rapporti”.

C’è una grande alchimia tra le quattro protagoniste (Serena Autieri, Giulia Bevilacqua, Chiara Francini e Rocìo Muñoz Morales)…

“Questo film avrei dovuto farlo prima della pandemia, avevo scelto delle attrici diverse. Poi è cambiato tutto, ma rifarei assolutamente le stesse scelte: hanno fatto quello che io sognavo per il film. Hanno donato al film sentimenti, grazia, malinconia e bravura. Giulia Bevilacqua è un’attrice straordinaria, Rocìo l’ho scelta all’ultimo momento ed è molto graziosa, bravissima. Serena Autieri ha il personaggio più difficile, ha portato tanta tenerezza e malinconia. Chiara Francini, oltre ad essere una brava attrice, è un’intellettuale e mi ha aiutato molto anche in fase di scrittura. E sono anche molto contento di Fabio Troiano…”

Come ha lavorato sul personaggio interpretato da Troiano, uno scrittore bugiardo, quasi esecrabile?

“Quel ruolo spregevole l’ho proposto a molti attori, ma hanno rifiutato. Troiano l’ho trovato alla fine, ci ha messo il suo dialetto e la sua leggerezza. Questo personaggio patetico ci regala anche quella tenerezza insita nella commedia all’italiana, dove non bisogna mai giudicare i personaggi. Mi è piaciuto molto lavorare con lui”.

Interessante e divertente la contrapposizione tra cinema d’autore e cinema popolare. Qual è la sua posizione?

“Io sono nato in una famiglia di cinema e ho conosciuto tutti i più grandi. Il cinema è sempre la stessa cosa, dagli autori celebrati nei Festival a chi fa i grandi incassi. Il cinema popolare è bellissimo quando è leggermente d’autore, con il tocco di qualcuno, e viceversa. Altrimenti la contrapposizione non ha senso”.

Tra i tanti registi citati nel film spunta anche Paolo Sorrentino, in corsa per l’Oscar con “È stata la mano di Dio”…

“Sorrentino è il regista che più mi piace. È difficile fare previsioni sull’Oscar, il film ha tutte le carte in regole per poter ambire alla vittoria ma non ho visto tutti gli altri film candidati. Il cinema talvolta è come lo sport: si cerca di vincere per imparare a perdere”.

Nel film c’è una giusta dose di scorrettezza. Una scelta coraggiosa di questi tempi, considerando il dominio del politically correct...

“Se dovessimo piegarci totalmente alle regole dei comandamenti, non si potrebbe fare più nulla. Bisogna prendersi le responsabilità: io ci ho messo la faccia, ho raccontato questa storia su quattro donne senza voler fare un trattato sociologico sulla figura femminile. Ho raccontato con sincerità quello che ho visto e conosciuto nella mia vita e molte donne potrebbero riconoscersi nelle fragilità, nelle incongruenze e nel coraggio delle quattro protagoniste. Abbiamo fatto già diverse proiezioni e il film è piaciuto molto alle donne, poi troveremo quella che mi darà del mascalzone, ma ce ne faremo una ragione…”.

“Tre sorelle” è stata una grande sfida, qual è la prossima?

“Chi fa il mio mestiere in questo momento sta dibattendo sul tema cinema-piattaforma. Io ho lavorato con Netflix e Amazon Prime Video: penso che le piattaforme siano una grande opportunità. Ma bisogna cercare di immaginare di fare un film per la sala. Cinema e player streaming troveranno un equilibrio, una coesistenza. La tecnologia non si ferma e bisogna conviverci, per questo stiamo tutti pensando a cosa fare in questo momento di transizione molto forte…”.

Tra cinque giorni è in programma l’elezione del Presidente della Repubblica, un film che naviga tra i generi. Cosa si aspetta, è spaventato da qualche scenario?

“Io non sono spaventato più da nulla, come tutti gli italiani. Abbiamo avuto una overdose tra politica, sciagure, lockdown, rating, voltafaccia politici… Non possiamo avere paura, speriamo che in questo momento così importante la politica usi l’onestà intellettuale: deve esserci una scelta condivisa. In una fase così difficile, serve una figura equidistante e saggia, serve dignità per rendere l’Italia forte: deve rappresentarci una persona al di sopra delle parti.

Visto che parliamo di “Tre sorelle”, io sarei favorevolissimo a trovare una Presidente donna, ma non deve essere scelta per il fatto stesso di essere donna: serve una persona con le qualità adatte a ricoprire la carica di capo dello Stato”.

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