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Eurovision, perché è una vittoria politica

Il pubblico ribalta il risultato della giuria e vince la band ucraina Kalush Orchestra. Un messaggio soprattutto politico

Eurovision, perché è una vittoria politica

Ogni tanto bisogna fare stecca e stonare volutamente fuori dal coro mentre tutti, all'unisono, cantano la stessa musica. La stessa solfa. Soprattutto, se c'è di mezzo l'Eurovision, il contest europeo della canzone. Quest'anno, come è noto, è stata l'Ucraina, con la Kalush Orchestra, ad aggiudicarsi la vittoria. E forse non poteva andare diversamente. Gli occhi di tutto il mondo, infatti, sono puntati su quella fetta di terra, martoriata da quasi tre mesi di offensiva russa. Durante questi 80 giorni, abbiamo visto i corpi dilaniati dei civili e le bombe sganciate volutamente sui centri abitati. Abbiamo visto madri piangere sui cadaveri dei propri figli e bambini rimanere orfani. Si voleva dunque dare un segnale. Un messaggio. Innanzitutto all'Ucraina: non sei sola. E poi alla Russia: l'Europa è compatta. In tutto. E lo è contro Vladimir Putin.

"Dopo che la Russia ci ha invaso, molte persone hanno cominciato a dare un significato più importante alla canzone", ha spiegato a ilGiornale il frontman della band, Oleh Psiuk, qualche prima della finalissima della competizione. "Da canzone dedicata a una madre è diventata la canzone della madrepatria". L'obiettivo della Kalush Orchestra era chiaro e, soprattutto, legittimo: "Essere la voce del popolo ucraino e raccontare i dolori - hanno spiegato al Corriere della Sera - e le sofferenze causati dall’invasione russa". Lo hanno fatto alla grande. La canzone è orecchiabile e il testo, che parla del rapporto tra madre e figlio, si adatta perfettamente anche allo scenario bellico. È drammatica. "Troverò sempre la strada di casa, anche se tutte le strade sono distrutte", canta la band ucraina. "Non mi sveglierebbe (Stefania, la madre) nemmeno se fuori ci fosse un temporale" (per alcuni una allusione alla guerra).

Se da una parte la Kalush Orchestra aveva tutto il diritto di portare il proprio messaggio sul palco dell'Eurovision, la vittoria appare agli occhi di molti una forzatura. Ma lo è davvero? In questo caso il pubblico (e non la giuria che alla Kalush Orchesta aveva preferito il britannico Sam Ryder) non ha voluto premiare solamente la musica, ma ha preferito inviare un messaggio politico: il mondo sta con l'Ucraina. Un messaggio ovvio - è chiaro infatti chi sta subendo l'invasione e chi no - ma un po' peloso perché più interessato a colpire un avversario che a valorizzare le qualità musicali della Kalush Orchesta.

L'uso politico dell'Eurovision non è del resto una novità. Basti pensare quando, nel 2014, Thomas "Tom" Neuwirth, ovvero la drag queen Conchita Wurst, vinse proprio l'Eurovision.

Il critico Davide Maggio commentò così la notizia: "Ironia della sorte, proprio la Russia si è ritrovata sotto attacco all’Eurovision, non solo per le note questioni politiche – è infatti in atto uno scontro con l’Ucraina – ma anche per le discriminazioni continue nel paese. La vittoria di Conchita è un vero schiaffo morale al paese governato da Vladimir Putin". Corsi e ricorsi della storia.

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