La favola di Zalone che smaschera il politicamente corretto

Dopo l'apertura col monologo antirazzista di Lorena Cesarini, il comico spiazza tutti

La favola di Zalone che smaschera il politicamente corretto

E doveva arrivare Checco Zalone all'Ariston per osare l'inosabile: prendere per i fondelli il politically correct portato all'eccesso, la tirannia ideologica che impedisce qualsiasi critica. E lo fa a suo modo, dissacrante, divertente, irriverente, ironico. Prendendo in giro Amadeus e le donne di talento messe a Sanremo al posto delle vallette e trasformando Cenerentola in una favola di trans ambientata in Calabria. Poi si lancia in un Almeno tu nell'universo che se la prende con i clienti bigotti dei viados.

Ma non finisce qui. Luca Medici in arte Zalone verso fine serata fa ammazzare dal ridere nei panni del virologo Oronzo Carrisi. E si congeda sulle note di Pandemia non andare via, facendo il verso a Baglioni. Insomma è stata una gara di bravura tra lui e Fiorello. Due fuoriclasse lanciati nella prime due sere di Sanremo per acchiappare più pubblico possibile, per tirare fuori dalla gente la voglia di allegria, di spensieratezza dopo le restrizioni di questi mesi di Covid. Per il resto la serata ha visto l'apparizione di Laura Pausini che ha avuto soprattutto il compito di presentare l'Eurovision Song Contest, la grande manifestazione musicale europea che presenterà a maggio a Torino assieme a Mika e Alessandro Cattelan, anche loro all'Ariston per l'occasione. La responsabilità di affrontare un messaggio impegnato è stata invece affidata a Lorena Cesarini, giovane, bella e fresca attrice (anche modella e bibliofila) che si è fatta conoscere come protagonista della serie Suburra. Figlia di padre italiano e madre senegalese, nata a Dakar, cittadina italiana, romana de Roma, è la prima ragazza di colore a salire sul palco di Sanremo. Insultata sui social non appena il suo nome è stato annunciato tra le cinque co-conduttrici accanto ad Amadeus, ha letto i commenti velenosi che le sono stati riservati sullo stile «Non se lo merita? L'hanno messa lì solo perché nera» oppure «forse l'hanno chiamata per lavare le scale». «Prima di essere scelta da Amadeus - ha raccontato - non ho mai avuto problemi a scuola e all'università. Non sono mai stata vittima di razzismo e di bullismo, l'ho provato solo ora sui social. Prima mi sono arrabbiata, poi mi sono domandata: perché c'è chi si indigna che sono su questo placo, perché c'è gente che si indigna per il colore della mia pelle?». La sua riposta la legge in un passo ne Il razzismo spiegato a mia figlia di Tahar Ben Jelloun.

Il suo intervento appassionato insieme al ciclone Zalone, così come il turbine Fiorello la sera precedente, hanno fatto dimenticare le altre polemiche che vorticavano fuori dall'Ariston. Smorzato l'eco del polverone sollevato dalle dichiarazioni di Ornella Muti sulla depenalizzazione della droga leggera, ieri è divampato l'incendio sulla performance di Achille Lauro che al termine del brano Domenica si è auto-battezzato versandosi in testa dell'acqua. Apriti cielo. Social impazzati, vescovi che lanciano anatemi, parte dei cattolici sulle barricate. Insomma si replica il copione dello scorso anno quando il cantante che ha fatto della provocazione il suo stile aveva inscenato un bacio gay con corona di spine. Ci ha pensato il vescovo di Sanremo monsignor Antonio Suetta a dare fuoco alle polveri, dicendo che l'artista ha «profanato i segni sacri della fede cattolica, evocando il gesto del Battesimo in un contesto insulso e dissacrante». Lo seguono la onlus Pro Vita («milioni di cristiani vengono perseguitati a causa del battesimo che lui ha vilipeso») e il cardinal Ravasi («II Battesimo è il più bello e magnifico dei doni di Dio»). Amadeus e il direttore di Raiuno Stefano Coletta difendono Lauro. «Rispetto il parere del vescovo, ma io, molto credente, non mi sono sentito turbato dall'esibizione. Un artista deve potersi esprimere liberamente, altrimenti i giovani si allontanano non solo dal festival, ma anche dalla chiesa», ha detto il presentatore. A chiudere la questione ci ha pensato l'Osservatore Romano: «Non c'è stato nella storia un messaggio più trasgressivo di quello del Vangelo».

Ma a

Sanremo tutto fa scalpore. Il tribunale dei social giudica tutti e tutti, una prateria libera in cui scaricare odio. Fortuna che sul palco dell'Ariston ci sono Zalone e Fiorello, i due numero uno della comicità italiana.

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