Per Fazio e Saviano un cachet stellare La7 conta le perdite

Cinquecentomila euro per il conduttore trecentomila per lo scrittore. Gran successo ma un buco di un milione e mezzo

Per Fazio e Saviano  un cachet stellare  La7 conta le perdite

Fazio ha guadagnato circa cinquecentomila euro. Saviano più o meno trecentomila. Ma a La7 è rimasto in mano un buco di circa un milione e mezzo di euro. È finta così la super raffinata e incensata operazione Quello che (non ho): parole bellissime che si sono infrante contro il mercato. Certo, bisogna distinguere: la tripletta di serate dal Salone del Libro è stato un grande evento e una riuscita operazione d’immagine che si tradurrà in riscontri positivi anche in futuro per la rete. Dall’altra parte, però, bisogna fare i conti con i freddi numeri: La7 non vive di denaro pubblico, può usare i soldi come gli pare, ma i possibili acquirenti stanno a guardare. E i numeri dicono che quella di Fazio-Saviano è risultata un’operazione in perdita, e pure di tanti soldi. I conti dovrebbero essere questi: incassi derivanti dalla pubblicità circa 1,9 milioni di euro. Costo complessivo delle tre serate: circa 2,7 milioni di euro. A cui vanno aggiunti i compensi dei due presentatori (di grosso calibro e dunque di grosso costo): come detto intorno a mezzo milione per Fazio e a 300mila per Saviano (lo scrittore ha un contratto quadro di importo superiore che comprende presenze in altri programmi). Dunque: il costo totale si aggira sui tre milioni e mezzo.

In sostanza, gli spot (quattro break a serata) non sono stati sufficienti per coprire le spese. Ciò nulla toglie alle performance dello scrittore e del conduttore e dei numerosi e pregiati ospiti che hanno riflettuto sul significato delle parole, però qualche pesante interrogativo lo suscita. Se neppure una coppia formidabile come quella di Fazio e Saviano riesce a reggere l’impatto con il mercato, come potrà mai pensare una piccola televisione come La7 di risanare il proprio bilancio in perenne perdita, soprattutto in vista di una futura vendita?

Nell’immediato c’è da domandarsi se i dirigenti de La7 avessero previsto una buco così forte. Pare che gli esperti del marketing e della Cairo pubblicità (che raccoglie gli spot per le reti Telecom) si aspettassero ascolti più alti di quelli pur ottimi realizzati dal programma (la media delle tre serate è pari a 2.869.000 spettatori e 12,67 per cento di share) pensando di abbattere il muro dei tre milioni di spettatori. In parte, si è anche voluto proteggere il programma interrompendolo il meno possibile con i break. Come era stato fatto per Marco Paolini: in quel caso neanche uno spot nella bella trasmissione dedicata a Galileo, però un gran regalo per il pubblico colto della rete. Forse la questione si spiega nel confronto con un canale più grande: su Raiuno uno show di prima serata costa all’incirca un milione e realizza, se va bene, una media del 20-25 per cento di share. Quindi, nonostante gli spot di Quello che (non) ho siano stati tutti comprati - e a prezzi molto superiori a quelli di listino - gli incassi mai avrebbero potuto coprire uno show così costoso. Soprattutto in questo periodo di crisi in cui le aziende investono poco in pubblicità.

Comunque a La7 puntano ad altri ritorni. Oltre al fattore-immagine (e alla dimostrazione delle potenzialità enormi della rete), anche il forte volume di «visualizzazioni» realizzato sul web (80-90mila) e le future iniziative editoriali come dvd e libri.

Si vedrà: intanto il buco di un milione e mezzo di euro si va ad aggiungere agli altri del bilancio de La7. Chissà che ne pensano ora in Rai: la coppia il prossimo anno dovrebbe tornare su Raitre con l’originale Vieni via con me, ma tranquilli, lì c’è il canone a dare una mano.

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