"Sui social si può": per la procura le offese a Fedez e alla Ferragni sono da archiviare

"Sui social si può": per la procura le offese a Fedez e alla Ferragni sono da archiviare

"Sui social si può": per la procura le offese a Fedez e alla Ferragni sono da archiviare

Un anno fa circa Fedez querelava Daniela Martani, ex hostess di Alitalia e protagonista del Grande Fratello, per i giudizi espressi via social su lui e la moglie Chiara Ferragni all’indomani della festa di compleanno organizzata all’interno di un supermercato.

Quel compleanno, che fece molto discutere e che portò i Ferragnez a scusarsi con il mondo del web, era stato aspramente criticato dalla Martani che, senza troppi giri di parole, definiva il rapper e la moglie “due idioti palloni gonfiati irrispettosi della vita delle persone e degli animali”. Quel giudizio fu ritenuto da Fedez inaccettabile e, tramite i suoi legali, gli avvocati Gabriele Minniti e Andrea Pietrolucci, decise di querelare la Martani per diffamazione ritenendo che avesse superato "abbondantemente i limiti del diritto di critica”.

Oggi però la procura di Roma, come riportato dal Corriere della Sera, ha chiesto l'archiviazione. Il pm Caterina Sgrò scrive che “il contesto dei social in genere, frequentato dai soggetti più disparati”, “priva dell' autorevolezza tipica delle testate giornalistiche o di altre fonti accreditate tutti gli scritti postati su internet”. Per questo motivo, dunque, secondo la Procura, la “generalità degli utenti non dà peso alle notizie che legge” in quanto in rete accade che “un numero illimitato di persone, appartenenti a tutte le classi sociali e livelli culturali” sfoghi la propria “rabbia e frustrazione” con commenti e “termini scurrili, denigratori, ecc., che in astratto possono integrare il reato di diffamazione, ma che in concreto sono privi di offensività”.

I legali di Fedez, però, non hanno accettato di buon grado la decisione della pm Sgrò e si sono opposti all’archiviazione della querela contro Daniela Martani riportando alcune decisioni della Cassazione secondo cui la diffusione di messaggi offensivi via social, proprio perché in grado di raggiungere un numero illimitato di persone, “integra un'ipotesi di diffamazione aggravata”.

Se ciò non venisse riconosciuto, “si rischierebbe di trasformare i social network in una vera e propria zona franca in cui tutto è concesso”, con il rischio di “imbarbarire i costumi e le abitudini di vita delle persone”.

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