Giorello ci lascia in eredità la filosofia western di Tex

Gli ultimi scritti del professore si muovono tra pensiero alto e fumetto. E danno largo spazio al ranger solitario

Giorello ci lascia in eredità la filosofia western di Tex

Che Tex, l'eroe arcitaliano creato da Gianluigi Bonelli e disegnato da Aurelio Galeppini, fosse diventato un mito era da tempo chiaro a tutti i suoi lettori, ma che potesse anche trasformarsi in un filosofo, non era certamente prevedibile, come ha invece, ora, dimostrato Giulio Giorello. Lo studioso e accademico recentemente scomparso ha, infatti, lasciato, parzialmente incompiuto, un volume dedicato proprio alla Filosofia di Tex, e altri saggi (Mimesis, pagg. 142, euro 14), che uscirà in tutte le librerie dal 30 luglio e di cui il giornale anticipa in questa pagina uno stralcio per gentile concessione dell'editore.

Com'è noto, il docente di Filosofia della Scienza era anche, tra l'altro, un appassionato lettore di fumetti, ospite fisso a Luccacomics e autore, con Ilaria Cozzaglio, di un originale La filosofia di Topolino, pubblicato anni fa da Guanda. Volenteroso testimonial soprattutto della produzione made in Italy, Giorello è riuscito a coniugare il suo amore per la filosofia e la passione per la scienza con il mondo degli eroi di carta, ritrovando nelle strisce dei suoi beniamini conferme delle sue idee e spunti per riflessioni letterarie e filosofiche. Nelle storie di Aquila della notte, nome navaho del ranger giustiziere, Giorello trova echi shakespiriani, dalla Tempesta rievocata dal personaggio femminile di Estrella Miranda ai sortilegi del mago nero Mefisto che convalidano il celebre passo dell'Amleto secondo il quale «Vi sono in cielo e in terra assai più cose di quante ne sogna la tua filosofia». Anche davanti al sovrannaturale, però, Tex non rinuncia alla sua inscalfibile fede positivista: ogni spettro che incrocia la strada al nostro eroe non deve «commettere l'errore di capitare a tiro delle nostre Colt: nessuna magia al mondo potrebbe impedirgli di trasformarsi in cibo per vermi», parole che concludono la saga di Yama, che ha preso il posto del padre Mefisto come arcinemico di Tex.

L'amore per la giustizia, la passione per la libertà e, soprattutto, una sovrana indifferenza verso la censura del politicamente corretto sono le ragioni della passione nutrita da Giorello per Tex, un eroe che, nel corso di più di settant'anni, ha mantenuto nitidamente costante la sua identità di eroe rude, senza macchia e senza paura, nato fuorilegge e diventato, grazie alla sua implacabile mira, il difensore della giustizia e il riparatore dei torti. Emblematico, a questo proposito, il confronto con un altro eroe bonelliano, Dylan Dog, che pur avendo in passato surclassato il successo del nostro pistolero, ha visto decimate le vendite dopo la sua trasformazione in icona per i diritti delle minoranze, con grande delusione del suo non più vasto pubblico.

Tex Willer, nomen omen, è un uomo dai modi spicci e dalla forte volontà, incisa in volto dalla mascella squadrata e confermata dalle mani serrate a menare pugni imbattibili quando non sono impegnate a impugnare pistole. Di poche parole e di molte imprecazioni, Tex, dice Giorello, è un «filosofo pratico», seguace, come afferma lui stesso, di «Un grand'uomo, il signor Colt: una delle più grandi menti del suo paese: Samuel Colt», che, ça va sans dire, è il geniale inventore del celebre revolver a sei colpi, inseparabile compagno del ranger.

Questo libro è il modo migliore di ricordare Giorello, che, al di là dei suoi meriti intellettuali e titoli

accademici, è stato un filosofo senza spocchia, un intellettuale refrattario a ogni censura, un personaggio libero e generoso, proprio come il suo eroe preferito, che ha, purtroppo per noi, preceduto nelle praterie celesti.

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