Giovannino contro tutti: comunisti, democristi, intellettuali e Chiesa

Francesco Catellani

Prigionieri in ostaggio di sé stessi? Impauriti verso un futuro cupo? Con la mente volta ai fasti di un trascorso di ordine e di prosperità? L'intellettuale americano Mark Lilla traccia l'identikit dei reazionari contemporanei in Il naufragio della ragione (Marsilio, pagg. 144, euro 16) sostenendo che le loro convinzioni affondino le radici nell'intransigenza e nell'ignoranza, senza peraltro argomentare.

La nostalgia si eleva a centro di gravità in cui giace l'essenza antimoderna, forte di «essere una leva di motivazione politica potentissima, forse ancora più potente della speranza. Le speranze possono essere infatti deluse. La nostalgia è invece indiscutibile». L'avversione è palpabile nelle aspre riflessioni di Lilla. Lo scrittore decreta che la dottrina reazionaria, contraltare «della più nobile e salvifica letteratura rivoluzionaria», dispiega i suoi effetti nella perdita della ragione e nell'alienazione, principi contraddittori con l'avanzata della società dei servizi odierna. Lo spirito reazionario è accusato di sprofondare nelle tenebre della storia e di ingessarsi in un radicalismo politico fiancheggiato da «esiliati» fuori dal tempo. I perpetui richiami all'età dell'oro, l'angoscia per un futuro indecifrabile e l'idealizzazione della società dell'ancien regime celano le aspirazioni di una politica di restaurazione, imbevuta di regresso sociale e culturale, caldeggiata dagli «incivili» dei nazionalisti europei, dalla destra americana e dal Rassemblement National.

Lo sbarramento pregiudiziale è esplosivo. Attribuire alla tradizione reazionaria l'etichetta sdegnosa di «contro-rivoluzionaria» animata di pregnante oscurantismo, rende incompleta la trattazione di quel filone di pensiero, sminuendone la portata concettuale. Le divergenze con il pensiero conservatore non vengono chiarite, bensì sono scagliati epiteti di disapprovazione verso i novelli Don Chisciotte, rei di ritirarsi in una fantomatica età mitica, trasposta nell'attuale panorama politico-culturale.

I biasimi indirizzati al saggio Suicidio francese di Éric Zemmour e al romanzo Sottomissione di Michel Houllebecq, profeti del pessimismo culturale e denunciatori del declino della civiltà occidentale, sono onte che non trovano riscontri fattuali nei principi della tradizione reazionaria.

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