Il grande poema del mondo diventa fumetto-capolavoro

L'enorme testo sacro induista tra epica e religione adattato da Carrière e Michaud: una vera impresa

Il grande poema del mondo diventa fumetto-capolavoro

Uno straordinario capolavoro misconosciuto in Occidente, fra i più grandi poemi della storia, arriva in una nuova veste, quella della graphic novel, suscitando enormi aspettative che non vengono affatto deluse.

Il Mahabharata (condensato da Jean Claude Carrière e illustrato da Jean Marie Michaud) pubblicato da Ippocampo nella sua recente collana dedicata ai fumetti, insieme al Ramayana, è uno dei due testi epici della cultura indiana. L'inserimento nel III secolo a.C. del Bhagavad Gita, tra i suoi elementi, lo ha reso anche uno dei testi sacri dell'induismo.

Per capirsi un eccezionale mescolanza tra Iliade e Bibbia che rappresenta il poema epico più lungo al mondo, scritto in sanscrito a partire dal IV secolo avanti Cristo e rimaneggiato più volte nel corso della sua esistenza.

Al suo interno si parla di religione, etica, politica, cosmologia, guerre cruente, rapporti familiari e faide familiari: una rappresentazione del Mondo totale e totalizzante in cui compaiono moltissimi personaggi principali comprese molte figure mitologiche del pantheon induista e i numerosi avatar degli stessi ma con nomi diversi.

«Il Grande Poema del Mondo narra il furibondo conflitto dinastico che oppose i Pandava e i Kaurava, due clan cugini rispettivamente composti da cinque e cento fratelli. La vicenda si svolgerebbe tremila anni avanti Cristo, ovvero all'alba dell'Età Oscura, Kali Yuga, nella quale viviamo tuttora». In questo scenario, il vecchio Vyasa è sul punto di completare un poema che ha composto e in cui ha narrato la nascita, la vita e le guerre dei suoi antenati. Siccome il vecchio non sa scrivere, ha bisogno di qualcuno che lo faccia per lui, e in suo aiuto arrivare Ganesha (il dio dalla testa di elefante e il corpo umano che tutti conosciamo) per scrivere questa narrazione.

Comincia così un viaggio senza spazio/tempo nella storia degli uomini e del mondo.

Michaud ha impiegato tre anni per trasporre in vignette l'opera di Carrière, opera che prima di prendere la forma di questa straripante epopea di oltre 400 pagine, è stata rappresentata al Festival d'Avignone nel 1985, con la durata di nove ore di spettacolo sotto la regia di Peter Brook. Sempre di Peter Brook poi la riduzione cinematografica nel 1989 con la splendida interpretazione di Vittorio Mezzogiorno.

Carrière attraverso questi adattamenti ha così realizzato un suo desiderio, quasi un'ossessione riguardo a questa opera, cioè farla conoscere al mondo occidentale, offrirla in una forma di fruizione più immediata per permettere di entrare tra le pagine di un testo che supera la Bibbia in estensione di quindici volte e che con la sua carica immaginifica, spirituale e la sua potenza filosofica, lascia abbacinato il lettore, smarrito in un flusso ininterrotto di vicende che si intrecciano e si sciolgono anche a distanza di secoli. L'illustratore Michaud ha saputo realizzare i suoi personaggi con dei tratti unici e riconoscibili per tutta la continuità della lettura, mettendosi al servizio di una narrazione lunga e complessa con un tratto elegante, seducente e dai colori che richiamano tutto quello che conosciamo come immaginario collettivo (e anche quello che non sappiamo) della splendida terra in cui tutto si svolge. Non avendo a disposizione esempi di ciò che potesse essere la vita e la società del tempo, Michaud ha costruito senza alcuna documentazione un mondo e un'umanità inimmaginabile rendendola di fatto visiva, realizzata e concreta, un vero e proprio demiurgo. Erotica, violenta, sontuosa, esaltante questa pubblicazione ha anche una fortissima sotto traccia ambientalista che riguarda la nostra terra e il suo valore non come oggetto ma come soggetto attivo delle esistenze di ciascuno di noi.

Il Mahabharata spezza anche la catena, il ciclo delle continue rinascite e ri-morti, che la tradizione indiana considera

necessari per lo sviluppo spirituale degli esseri umani, rivelandosi come un'immensa opera che non permette di uscire dal vortice stesso dell'esistenza in cui tutti noi siamo invischiati da prima ancora di venire al mondo.

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