A 10 mesi da un compleanno molto importante e a un passo dal tour negli stadi italiani, Ligabue si rivela dopo un periodo di silenzio fra le pagine di Vanity Fair. In una lunga intervista, il celebre cantautore italiano, racconta la sua operazione alle corde vocali e la paura di dover appendere al chiodo il plettro e il microfono.
"Certo che ho avuto paura di non poter tornare a cantare: se la porta dietro chiunque debba subire quel tipo di operazione. Da un lato c'è un esercito di persone a rassicurarti, "lo fanno tutti", "non ti preoccupare", "la voce dopo è meglio di prima". Dall'altro ci sei tu che devi provarlo sulla tua pelle. Devi fidarti, ma la voce è il tuo strumento e quindi ti ripeti: "adesso lo vediamo come va, lo vediamo veramente," racconta Ligabue. "Nella prima settimana comunicavo soltanto con i tablet, e il silenzio di quei giorni non solo non me lo sono scordato, ma non mi è dispiaciuto", continua. "C'era un senso di solitudine amplificato. A volte tutti abbiamo bisogno di saper ascoltare noi stessi e gli altri, ma per riuscirci abbiamo bisogno di più tempo e di più silenzio."
Interrogato poi su i suoi esordi, Ligabue ricorda le sensazioni che ancora oggi si porta dietro in ogni tour e in ogni album di studio. "Ricordo l'incoscienza del primo anno. Ero Immerso in un mondo che non conoscevo ancora, vivevo quel che accadeva con leggerezza. Dopo magari sono arrivati successi più appaganti, ma quella libertà non l'ho più ritrovata. Il successo può restituirti un'euforia di fondo, ma non rende per forza felici," afferma al settimanale. "Diamo spesso per scontato quello che abbiamo e ci spaventiamo quando pensiamo di perderlo. Credo di avere un impatto forte con il pubblico. Ci fidiamo l'uno dell'altro e l'idea che in questo rapporto qualcosa si possa incrinare mi inquieta",continua Ligabue durante l’intervista.
"Insicuro? Lo sono sempre stato. Mio padre, un uomo che cambiò tantissimi lavori e proprio come mia madre si fidava della vita, non si capacitava di avere un figlio timido. Questa eredità oggi è il mio presente", conclude.
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