Ultim'ora
Meloni ricevuta da Mattarella, il pranzo riservato al Quirinale
Ultim'ora
Meloni ricevuta da Mattarella, il pranzo riservato al Quirinale

Un «horror» spettacolare che divide gli ammiratori di Quentin

Pedro ArmocidaTarantino sì, Tarantino no. Come sempre il regista di Pulp Fiction spacca il pubblico. Anche quello suo, dei suoi stessi fan che si sono affrettati a dire che finalmente ha girato un film migliore di Django Unchained (titolo ancora più divisivo di quest'ultimo). Anche se, a ben vedere, The Hateful Eight («gli odiosi otto» ma anche, in inglese come nell'italiano più antico, «che nutrono odio») prosegue il discorso del cineasta statunitense sulle origini della storia americana portandolo alle estreme conseguenze e in maniera paradossale, rinchiudendolo per ore all'interno dell'Emporio di Minnie dove ogni cosa e ogni persona rimanda a qualcos'altro o contiene il suo doppio. Il mito della frontiera non trova riflesso visivo nel formato allargato dello splendido 70 millimetri perché la storia, quella vera, è sempre nell'incontro-scontro degli uomini. Basta quindi collocare come pedine otto personaggi in una stanza e costruire un dramma da camera che si allarga e riflette tutto il mondo fuori ma che la neve copiosa non fa vedere. La resa dei conti della coscienza americana, tra carnefici che diventano vittime, con una guerra civile che non ha sanato alcuna ferita - e come potrebbe essere altrimenti? - ma che ha reso più palesi le distanze (e i riferimenti al mondo odierno sono piuttosto evidenti), si dipana di fronte allo spettatore in un gioco al massacro in cui il virtuosismo granguignolesco di Tarantino è giustificato dalla violenza della storia che si fa orrore. E non è certo un caso che The Hateful Eight si trasformi proprio in un horror, facendo sua la lezione politica di un maestro come John Carpenter che trova un posto d'onore nello sfrenato citazionismo tarantiniano.

L'ottavo film del regista, uno dei suoi più verbosi e pieno di digressioni, è però ancora una volta un omaggio allo spettatore che nella visione ottimale in 70mm, con tanto di accompagnamento musicale all'inizio e nell'intervallo e poi successivo riepilogo degli avvenimenti, si sente quasi coccolato da un cineasta che ha un profondo rispetto per il pubblico. Cosa di cui gliene saremo per sempre grati.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica