È probabilmente l'inizio del Rinascimento dei David di Donatello. Almeno televisivamente, perché, dopo 59 edizioni seguite dalla Rai, ieri, in occasione della sessantesima cerimonia, la serata è passata a Sky che ha organizzato un programma ironico e divertito capitanato dal talentoso Alessandro Cattelan con gli inserti parodici dei re del web The Jackal. Chissà se l'effervescenza di questa novità ha in qualche modo influito anche sui giurati dei David che hanno fatto confluire i voti sul film rivelazione di questa stagione con i supereroi all'amatriciana di Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti che ha ottenuto ben sette statuette tra cui quelle di peso come miglior regista esordiente e quelle di Claudio Santamaria migliore attore protagonista, Ilenia Pastorelli (ex Grande Fratello 12) migliore attrice e Luca Marinelli migliore attore non protagonista. Mentre a sorpresa Perfetti sconosciuti di Paolo Genovese ha vinto come miglior film e per la sceneggiatura. Il racconto dei racconti - Tale of Tales di Matteo Garrone ha fatto invece incetta dei premi tecnici con ben sei statuette ma anche con quello per la miglior regia. A Youth - La giovinezza di Paolo Sorrentino sono andati due riconoscimenti e uno a Non essere cattivo di Claudio Caligari, a La corrispondenza di Giuseppe Tornatore.
Ma in una cerimonia in stile Hollywood sul Tevere, con tanto di smoking d'ordinanza e adesivo giallo con su scritto «La verità su Regeni», a cui ha partecipato tutto il cinema italiano uno dei grandi assenti, ancora una volta, è stato Checco Zalone al secolo Luca Medici. Perché il suo Quo vado? diretto da Gennaro Nunziante, secondo maggiore incasso nella storia del cinema italiano (il terzo è Sole a catinelle, sempre loro), a pochissimi Euro di distanza da Avatar di James Cameron, è stato quasi ignorato dai 1916 giurati di varia umanità di quella che si definisce l'Accademia del cinema italiano. Regolarmente iscritto ai David dalla produzione Medusa non è rientrato in nessuna categoria di peso se non per la candidatura di Sonia Bergamasco come migliore attrice non protagonista e per la canzone La Prima Repubblica dello stesso Luca Medici. Due nomination-contentino che naturalmente non hanno portato ad alcun premio. Sarà anche per questo che Luca Medici non si è presentato ieri mattina al tradizionale incontro al Quirinale tra i candidati dei David e il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha incentrato il suo discorso sul «cinema che fa pensare». Spiegando, certo involontariamente, il perché non venga preso in considerazione un film come Quo vado?.
Così Checco Zalone, oggetto l'altro giorno di una lezione di Pietro Monsurrò alla scuola di liberalismo della Fondazione Einaudi e sdoganato da quasi tutta la critica con in testa Marco Giusti e Gianni Canova che ha appena scritto su di lui l'interessante Quo chi? ma anche il severo Goffredo Fofi, continua ad avere un problema con l'Accademia. E, a questo proposito, non c'è laurea in Giurisprudenza (presa a Bari con 104) che tenga. Il fatto è che i film comici non vengono considerati alla stregua di quelli drammatici. Senza scomodare lo specifico filmico di un regista come Gennaro Nunziante non si ritiene che una maschera comica come quella del fuoriclasse Luca Medici possa competere con quella degli altri attori. Peccato, un'occasione perduta perché in futuro il volto di Checco Zalone sarà uno di quelli che rimarrà nell'immaginario collettivo, come Sordi, come Totò. Tanto che il decano dei critici Gian Luigi Rondi, presidente dei David di Donatello, due anni fa, come rivelò Il Giornale, tentò un'azione spregiudicata inventando un David speciale a Checco Zalone con la motivazione parecchio comica «per aver portato la gente al cinema».
Naturalmente Luca Medici non lo accettò e ci pensò il suo produttore Pietro Valsecchi a togliersi qualche sassolino dalle scarpe: «La cosa giusta è conquistare un premio sul campo. Ma io ci ho fatto il callo con questi riconoscimenti, esiste il cinema di qualità e di incasso che riapre le sale cinematografiche e poi c'è il cinema dei David, degli amici, della cricca».
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