I libri sono diventati obsoleti Ora la cultura è «on demand»

I testi non si leggono più: si guardano. Una rivoluzione più dirompente di quella di Gutenberg. Che funziona

di Davide Bregola

I libri? Obsoleti. Il Blue Ray? Vecchio. È questa l'impressione che si ha scoprendo editori come Anima Edizioni e Macro Edizioni, che con la loro sezione video on demand hanno lanciato in Italia un'alternativa al libro. Anima.Tv ha precorso i tempi. Diretta da Jonathan Falcone, è lo spazio multimediale della casa editrice. Macro è arrivata in scia. Morgan Menegazzo, responsabile Macrovideo, afferma: «Oggi chi vuole comunicare in maniera efficace deve farlo con meno testo e più immagini, specie se in movimento». È risaputo che, anche con l'avvento dei social e dello smartphone, molti di quelli che leggevano, ora smanettano sulla tastiera o sui tablet. Basta guardarsi attorno, in metropolitana o sui treni, e si percepisce il cambiamento. Chi legge più un libro? Un breve video di una manciata di secondi è in grado di raccontare una storia, di catturarne l'atmosfera, e di coinvolgere emotivamente lo spettatore, molto più di 1500 battute scritte.

Ci piaccia o no, stiamo vivendo una rivoluzione pari o superiore a quella dei tempi di Gutenberg. Le grandi case editrici sono dei pachidermi, e non se ne sono accorte, oppure se ne sono accorte ma la mastodontica organizzazione aziendale non prevede di essere agili e al passo coi tempi. Per questo arrivano nuove realtà che fanno gli editori, sì, ma trattano la cultura con meno prosopopea e più realismo. Se un autore funziona, come nel caso di Salvatore Brizzi di Anima Edizioni, gli si pubblicano libri sull'alchimia, l'esoterismo, e successivamente si organizzano seminari in giro per l'Italia che si possono scaricare on demand. La formula è rodata e autori come Igor Sibaldi di Anima Edizioni, la psichiatra e psicoterapeuta Erica Francesca Poli, Franco Berrino, che pubblica anche per Mondadori, o Mauro Biglino di Uno Editori - distribuito dal Gruppo Editoriale Macro - a qualcuno possono risultare sconosciuti, eppure riempiono palazzetti con centinaia di persone che si dedicano sia allo streaming che alla partecipazione diretta. Jonathan Falcone dice che «la prerogativa di Anima Edizioni è di approfondire argomenti su corpo, mente e spirito. È vero che la New Age a un certo punto ha fatto danni pazzeschi, trattando certi temi con superficialità, ma noi da anni cerchiamo di avere a che fare con coach etici e grandi professionisti: medici, filosofi, antropologi, la cui spiccata dote retorica rende piacevole anche una lezione di neuroscienza».

L'aspetto che colpisce di più è la progressiva evoluzione della stampa che passa da un supporto cartaceo a quello elettronico. «La visione e gli intenti che Macrovideo da anni cerca di perseguire con sicurezza - dice ancora Menegazzo - e che cerca di concretizzare nella realizzazione di una piattaforma fatta di libri, video on-demand, seminari, sono quelli di formare l'individuo e di accrescerne la consapevolezza». Lo scopo degli spazi creati da Anima.Tv e Macrovideo, sorta di laboratori di ricerca all'interno delle due case editrici, è realizzare un'accademia olistica multimediale in grado di contenere l'importante serbatoio di conoscenze, coltivate in anni e anni di esperienza. La crescente comunità on-line gioca a favore di questa idea. «Noi - dice Falcone - eravamo partiti con l'intenzione di fare un servizio per poter fare assistere ai nostri seminari anche persone lontane. Ci siamo accorti successivamente che chi compra il libro di Raffaele Fiore, per esempio, poi ha voglia di acquistare anche il video della sua lezione magistrale sull'alimentazione. Così abbiamo aumentato la sezione streaming».

Menegazzo di Macrovideo aggiunge: «Progetti editoriali indipendenti come questi stanno diventando sempre più indispensabili alla luce del clima monopolistico verso il quale siamo inconsapevolmente diretti. Se da una parte, infatti, l'evoluzione tecnologica rapidissima degli ultimi anni ha di fatto trasformato l'utente in un soggetto attivo favorendo l'abbandono progressivo dei supporti e dei media tradizionali come carta stampata, CD-DVD e televisione, dall'altra, la trasformazione mediale sta irrimediabilmente favorendo la cavalcata dei grandi marchi monopolisti, primo fra tutti il cosiddetto GAFA, acronimo di Google, Amazon, Facebook e Apple». Negli ultimi anni, oltre 50 miliardi di dollari all'anno sono passati dalle mani di artisti, editori, scrittori, musicisti a quelle delle piattaforme digitali di proprietà di questi colossi che stanno irrimediabilmente convogliando il consenso e omologando il pensiero di almeno 3 miliardi di persone nel mondo. Gli algoritmi delle grandi piattaforme, infatti, dietro la loro apparente neutralità e grazie a potenze di calcolo inimmaginabili fino a pochi anni fa, sono diventati sinonimo di controllo sociale, fornendo i passe-partout ai proprietari per aprire ogni singola porta della nostra vita.

Le differenze tra un medium e l'altro sono palesi e sono da rimarcare per rendere esplicito il ruolo del video on-demand e la sua importanza come risorsa strategica non solo nel marketing ma, più in generale, nella comunicazione e nella cultura. Da tempo la vendita dei DVD è in calo, negli ultimi anni in modo ancora più evidente, così come tutti i materiali cartacei; i consumatori sembrano rivolgersi con più interesse a servizi di streaming, relegando i supporti fisici a ruolo di comprimari. Proprio per questo per gli editori è importante presidiare sin da subito questo segmento di mercato. «Ed è quello che stiamo tentando di fare - conclude Menegazzo - dedicando sempre più risorse alla conversione on-line di gran parte dei titoli del nostro catalogo e all'ibridazione di contenuti come le versioni 4D, sorta di espansione del libro nell'era del web». Per tutto questo c'è un pubblico nuovo.

«Chi acquista le nostre proposte - dice Falcone - è un pubblico che si vuole informare, vuole ascoltare professionisti per una crescita personale. È un mondo culturale in espansione, e noi vogliamo fare rete per sentirci vicini e connessi». Ad oggi lo sviluppo dei fatturati sta dando ragione a quest'idea.

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